Gianpiero Gasperini, ci lasciamo alle spalle un anno importante?
«Beh, magari si potessero ripetere dodici mesi così. Se ripenso allo scorso gennaio, c'erano dubbi e perplessità: la promozione sembrava molto difficile».
Cosa le è rimasto dentro di quella cavalcata straordinaria?
«Una gioia immensa, era stata una vittoria strameritata ma nonostante tutto avevamo sofferto fino all'ultimo secondo».
La vittoria del campionato con il bel gioco ma anche l'inizio di questa stagione è stato caratterizzato da belle partite. Eppure sono arrivate le critiche.
«Fa parte del sistema, appena perdi e subito prendono fiato certe opinioni. Noi cerchiamo di essere efficaci il più possibile, punto e basta».
Paga in serie A fare spettacolo?
«Se avessi la certezza di vincere sempre, giocando male, non avrei dubbi (risata, ndr). Scherzi a parte, sono arrivati risultati e strisce importanti. Faccio fatica ad identificare un connubio: gioco male e vinco, mentre perdo se gioco bene».
Il Genoa è in credito con la fortuna?
«Stiamo pagando un po' di dazio alla categoria, e alcune decisioni non favorevoli. Ma se una squadra è forte, può superare anche questo».
Come spiega gli ultimi problemi?
«Siamo stati anche a sette punti dalla zona calda, poi la squadra è andata male con il Siena. Ricordiamoci che questa formazione fino ad un anno e mezzo fa era in serie C. Un piccolo passo alla volta sta crescendo grazie al presidente, abbiamo inserito diversi tasselli nuovi: non era facile l'approccio alla serie A, ma questo Genoa sta facendo bene».
Qualche rimpianto?
«Siamo stati sfortunati con le grandi: se avessimo fatto punti in quelle occasioni, ci avrebbero dato una spinta straordinaria per il morale e prestigio. Comunque, tolte pochissime gare, la squadra ha avuto sempre una sua identità».
Parliamo di tattica.
«Abbiamo un nostro sistema di base al quale facciamo riferimento ma possiamo modificare in relazione all'avversario».
Qual è l'aspetto più difficile del suo lavoro?
«Dire ad un giocatore che ha lavorato tutta la settimana che deve andare in tribuna. Speriamo che si pensi a qualche idea che permetta di avere una panchina allargata».
Le piace il ruolo alla Ferguson?
«Non siamo in tanti al Genoa e quando bisogna prendere certe decisioni ci confrontiamo con il presidente che poi mette le risorse».
Quanto è fastidioso sentirsi dire che lei è un presuntuoso?
«Mi danno molto fastidio le motivazioni. Se per presuntuoso significa cercare di portare avanti le proprie idee mi sembra un termine improprio. Alcune persone le ascolto perché mi consigliano, altre, invece, straparlano proprio».
L'ambizione c'è?
«Se il Genoa va bene e continua su questa strada, cresce sempre di più. Finora ha trovato qualche buca, ma è riuscito a ripartire, anche se la strada è sempre in salita».
È difficile lavorare in una città dove il derby si gioca tutto l'anno?
«È un ulteriore motivo di confronto, molto appassionante. La stracittadina è vissuta in modo totale ma nello stesso tempo corretto. Se vinci queste partite, valgono metà stagione».
Derby di andata, che emozione è stata?
«Fortissima, anche perché Marassi è uno stadio perfetto dove giocare a calcio. Un clima unico, e sarà ancora meglio nel girone di ritorno».
Cosa cambierebbe nel Genoa in questa prima parte di campionato?
«Nulla, c'è stato qualche incidente di percorso, ma poi siamo subito ripartiti. Possiamo fare bene. Siamo partiti con il traguardo di una neopromossa che è quello di salvarsi, ma è anche giusto che un club come il Genoa possa decidere di spostare gli obiettivi».
Servirebbe un pochino in più di fisicità a questa squadra?
«Si possono fare tante cose, non c'è nessun limite a migliorarsi: ma bisogna valutare quello che si ha in casa, senza dimenticare anche le condizioni economiche».
Il futuro di Figueroa?
«È un giocatore che ha qualità importantissime, superiori alla media, ma è stato fermo tanto tempo. Vedremo, ma nel calcio di oggi chi non corre fa fatica».
Cosa si aspetta dal 2008?
«Di crescere sempre di più insieme al Genoa».
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