Paola Fucilieri
Su dieci donne che non si sentono a proprio agio con il seno ricevuto in dono da madre natura (e di solito ritenuto di dimensioni troppo ridotte) cè ne sono almeno un paio ossessionate invece dal problema contrario: labbondanza del petto. Donne che, infastidite o complessate da tutta quella floridezza, a un certo punto della loro vita decidono di sottoporsi a un intervento di mastoplastica riduttiva. È quello che ha fatto una donna milanese rivoltasi per loperazione alla casa di cura «Villa Letizia» di via Monteverdi (zona Buenos Aires). Tutti i chirurghi estetici sanno che non si può ancora veramente garantire (al contrario dellintervento di aumento del volume del seno) che le mammelle non recuperino, seppure con il passare degli anni, le loro dimensioni originali. Tuttavia, nel caso della nostra signora, il risultato non la soddisfò per niente nellimmediato, cioè non appena potè vedersi allo specchio senza medicazioni. E per motivi che nulla hanno a che vedere con il recupero della taglia di partenza: l'operazione, infatti, le aveva ridotto sì le mammelle come desiderava, ma purtroppo causandole cicatrici davvero «deturpanti» e facendole rimpiangere di essere ricorsa a quelloperazione, peraltro dopo averci tanto pensato su.
Inutile soffermarci sullo stato psicologico della poveretta che, non appena visto il risultato delloperazione, in preda a una vera e propria crisi isterica, non ci pensò due volte e sul momento denunciò sia il medico che la clinica, quindi iniziò a soffrire di gravi problemi psicologici.
Ieri il tribunale di Milano - dopo che la perizia tecnica disposta dal giudice Dario Purcaro ha confermato la presenza di danni biologici con riflessi sulla vita psicofisica della paziente - ha condannato il medico che aveva eseguito l'intervento a un risarcimento di 6.
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