Scajola invita al risparmio e abbassa i caloriferi

Antonio Signorini

da Roma

Termostati giù di un uno o due gradi, inviti al risparmio energetico e ricorso temporaneo all’olio combustibile al posto del gas, sempre più raro a causa del freddo che ha colpito la Russia. Il governo ha messo a punto un piano per fare fronte all’emergenza determinata dalla diminuzione della fornitura dei gasdotti e, tra le misure in dirittura d’arrivo, c’è un decreto legge per abbassare, temporaneamente, le temperature massime permesse nelle abitazioni e negli uffici.
In sostanza, sarà rivista una vecchia norma che fissa in 20 gradi, più due di tolleranza, la temperatura massima per gli interni. Provvisoriamente tale temperatura potrebbe così essere ridotta a 18 o 19 gradi, più due di tolleranza. Rimane in vigore la vecchia legge sui termosifoni che prevede limiti precisi per quanto riguarda gli orari di riscaldamento, con durate diverse a seconda della zona della penisola in cui si trova l’impianto. Il ministero alle Attività produttive ha invitato, regioni, province e comuni a vigilare su una corretta applicazione della norma e, allo stesso tempo, si è appellato alle associazioni dei consumatori affinché promuovano tra gli utenti un uso attento di energia - con tanto di decalogo dei consigli da mettere in campo. A questo fine il ministro Claudio Scajola ha convocato il Consiglio nazionale dei Consumatori e Utenti. Un appello anche per i mezzi di comunicazione che dovrebbero sensibilizzare l’opinione pubblica sul risparmio energetico.
L’offensiva mediatica è stata inaugurata dal ministro in prima persona con una serie di dichiarazioni nelle quali chiede la collaborazione degli italiani. «Stiamo lavorando per essere meno dipendenti dall’estero», ha spiegato il ministro di Forza Italia precisando che «per garantire al Paese di uscire indenne da questo inverno particolarmente freddo stiamo intaccando le scorte. Dobbiamo imparare a fare di più le formiche che le cicale».
Il provvedimento sarà approvato oggi pomeriggio da un Consiglio dei ministri straordinario che affronterà esclusivamente l’emergenza energetica. E potrebbero fare capolino anche piani di più lungo respiro, come quelli sul nucleare che ieri il ministro Scajola ha confermato: «Abbiamo già investito, nei mesi e negli anni scorsi, per riprendere un percorso sul nucleare che ci dia la possibilità di avere energia pulita e sicura. Senza energia non c’è vita e non c’è progresso». Una dichiarazione che ha suscitato polemiche nel centrosinistra e, in particolare, tra gli ambientalisti che hanno chiesto al ministro di riferire in Parlamento. Polemiche anche sull’altra parte del piano, quella che riguarda la possibilità di bruciare olio combustibile nelle centrali generalmente alimentate a gas. Il testo che oggi approderà a Palazzo Chigi è stato oggetto di una trattativa serrata tra il ministero di Scajola, e il dicastero alle Politiche ambientali di Altero Matteoli.
Il ministro di Alleanza nazionale ha posto come condizioni che il ricorso combustibile più inquinante sia limitato nel tempo e che si tratti di olio a basso tenore di zolfo. «Si tratta - ha sottolineato Matteoli - di un provvedimento di emergenza dettato per l’emergenza che deve tener conto di garanzie ambientali». Il termine massimo per le deroghe ambientali dovrebbe essere il 26 marzo. Le nuove misure si sommano a quelle già adottate nei giorni scorsi, come l’interrompibilità delle forniture per le aziende il cui contratto prevede questa possibilità e la massimizzazione delle importazioni.
Positiva la reazione dell’amministratore delegato dell’Eni Paolo Scaroni che ieri ha avuto un incontro con Matteoli e che considera i provvedimenti adottati dall’esecutivo «il primo passo importante per uscire da questa situazione. Oltretutto - ha aggiunto - il miglior modo per essere ambientalisti è proprio quello di risparmiare energia».
Critiche le opposizioni.

«Il governo - ha detto Pierluigi Bersani, ex ministro dell'Industria e responsabile programma della segreteria nazionale Ds - si sta accorgendo con imperdonabile ritardo dell’emergenza energetica e sta reagendo in modo confuso e tardivo senza peraltro offrire all'opinione pubblica una rappresentazione veritiera del problema e dei suoi possibili rimedi».

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