«Cambiare il nome di una via è sempre complesso per i residenti, perchè devono cambiare documenti, e avendo poche vie nuove a Milano dobbiamo vedere perchè c'è una lista d'attesa». É la replica, forse un po' troppo burocratica, ai consiglieri del centrosinistra che hanno depositato un ordine del giorno che chiede alla giunta di intitolare al ferroviere anarchico Giuseppe Pinelli, ingiustamente accusato in un primo momento della strage di piazza Fontana e morto cadendo da una finestra della questura la notte tra il 15 e il 16 dicembre durante un lunghissimo interrogatorio, una strada di Milano. Nello specifico, via Micene, di fianco a via Preneste dove viveva con la famiglia e dove è stata posta dai cittadini una targa. Un Comitato promotore ha lanciato una petizione on line raccogliendo 5.290 firme, a Palazzo Marino la richiesta porta la firma dei consiglieri Pd Alessandro Giungi e Rosario Pantaleo, di Carlo Monguzzi dei Verdi e Enrico Fedrighini del gruppo misto. Pinelli viene considerato la 18esima vittima di piazza Fontana, Ieri nel giorno del 55esimo anniversario anche l'ex giudice istruttore di Milano Guido Salvini si è detto favorevole: «Pochi giorni fa è scomparsa Licia Rognini, la vedova di Pinelli che per tanti anni, senza parole di odio ma senza arrendersi, ha chiesto la verità sulla morte. Concordo con la proposta di alcuni consiglieri. Pinelli merita la memoria della città e in questo modo si contribuirebbe al ricordo da parte di tutti i cittadini, anche i più giovani». Il sindaco, a margine della commemorazione in piazza Fontana, ha dichiarato: «Non mi posso esprimere. Cambiare il nome di una via è sempre complesso non tanto per il Comune quanto per chi vi risiede, è il motivo per cui tendenzialmente non si fa. Dopodichè dobbiamo vedere perchè avendo poche vie nuove a Milano c'è una lista d'attesa. Però certamente Pinelli è stata una figura importante della nostra storia». In compenso, a parziale ricompensa della sinistra che porterà in aula l'odg a giorni, anticipa dal palco di aver «deciso, e condiviso con Anpi e le figlie Silvia e Claudia, di attribuire l'Ambrogino d'Oro alla Memoria, la più alta benemerenza, a Licia Pinelli» scomparsa l'11 novembre. Lo consegnerà alle figlie il 10 gennaio, «È un atto di rispetto per il suo impegno civile ma anche un ringraziamento a lei e alla sua famiglia per come hanno trasformato il dolore in una battaglia per la verità e la giustizia».
E Sala ieri si è recato in visita alla famiglia di Rocìo Espinoza Romero, la donna di origini peruviane investita e uccisa da un tir in viale Scarampo due giorni fa mentre attraversava sulle strisce. Illesi i due gemellini sul passeggino e la loro nonna. «Quello che si capisce dalla dinamica - spiega Sala - è che la mamma, anche con un certo livello di eroismo, è riuscita a spostare la carrozzina. Sono stato a casa loro per portare le condoglianze ma anche per capire se potevamo aiutarli per il rilascio della salma e poi per il funerale.
È l'esempio di una famiglia di immigrati che si è integrata in maniera eccezionale. La signora lavorava di notte al Pio Albergo Trivulzio e di giorno studiava per diventare infermiera, il marito fa il falegname. Una famiglia straordinaria, purtroppo è una tragedia».
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