Schifani: il governo ritiri le deleghe a Visco

Oggi i capigruppo del Senato decidono quando discutere la mozione contro il viceministro per le interferenze sui vertici della Finanza. Il capogruppo degli azzurri: "Deve venire in aula a discolparsi. Se non sarà convincente, dimissioni inevitabili"

Schifani: il governo ritiri le deleghe a Visco

Roma - La Cdl compatta chiede, con una mozione al Senato, la revoca delle deleghe al viceministro per l’Economia. E oggi la conferenza dei capigruppo deciderà quando discuterla. Ma l’opposizione insiste anche perché Vincenzo Visco venga in parlamento a dare la sua versione dei fatti, sulle pressioni denunciate dal comandante generale della Guardia di Finanza Roberto Speciale per la sostituzione di alcuni ufficiali che indagavano sul caso Bnl-Unipol.

E se le sue spiegazioni non convinceranno, o se rifiuterà di darle?
«In questo caso - dice il capogruppo di Fi al Senato, Renato Schifani- le dimissioni saranno inevitabili. Nella mozione la richiesta è implicita e se sarà approvata, Visco dovrà lasciare il suo posto. Si aprirà un’altra gravissima crisi dell’esecutivo, che farà il paio con quella che si sta delineando in queste ore, con i dati delle elezioni amministrative».

Qual è l’obiettivo primario della vostra mozione in Senato?
«Non abbiamo presentato una mozione di sfiducia perché era tecnicamente impossibile per un viceministro e sarebbe stata dichiarata inammissibile. Ma chiediamo che il governo prenda atto di una vicenda scabrosa, che vede in conflitto due pezzi dello Stato, un esponente dell’esecutivo e uno del vertice della Guardia di finanza. Contiamo che si voti mercoledì o all’inizio della prossima settimana. L’esecutivo deve ritirare le deleghe al viceministro, che non può continuare a ricoprire la sua carica lavorando a stretto contatto con i dirigenti della Guardia di finanza. C’è il precedente di Carlo Taormina, che poi si dimise. Innanzitutto, però, vorremmo che Visco venisse in aula per dire come si sono svolti i fatti. La sua versione dev’essere messa a confronto con quella del generale Speciale. Mi risulta che da mesi c’è stata da parte di esponenti del governo una presa di distanza nei confronti del comandante della Guardia di finanza».

Che vuol dire?
«Che già prima che il Giornale facesse esplodere il caso i rapporti si sono sostanzialmente interrotti. È di dominio pubblico, nell’ambiente, che il generale sia stato isolato dopo le sue dichiarazioni alla magistratura».

Un isolamento che prelude ad una sostituzione?
«Probabilmente, o a creare attorno a lui terra bruciata, a delegittimarlo. Quando si ha un ruolo delicato come quello di Speciale si hanno molte difficoltà se si subisce l’isolamento istituzionale. È una mossa importante, strategica. Malgrado questo, il generale ha continuato a lavorare, presentando anche un importante rapporto sui risultati ottenuti nella lotta all’evasione. Ma quel giorno, non ricordo che accanto a lui ci fossero né il ministro né il viceministro dell’Economia. Assenze che si commentano da sole. Ecco perché quando leggo di grandi manovre per sostituire Speciale inserendolo in una maxi-rotazione dei vertici anche della Polizia, penso ad una mossa per mettere da parte un personaggio scomodo».

Il governo e la maggioranza hanno già negato la necessità di un’audizione di Visco, parlando di vicenda vecchia e di polverone alzato strumentalmente dall’opposizione. E Prodi ha confermato la sua fiducia a Visco.
«Ho trovato estremamente pretestuosa la motivazione del governo, secondo il quale l’audizione alla Camera non era necessaria perché c’era la nostra mozione in Senato. Che Visco rispondesse in parlamento sarebbe, invece auspicabile, visto che rischia di perdere anche il consenso di esponenti della sua maggioranza, che hanno espresso perplessità sul suo comportamento. Il viceministro farebbe bene ad assumersi le sue responsabilità, come ha fatto il generale Speciale di fronte ai magistrati, con dichiarazioni forti, confermate da altri tre generali della Guardia di finanza. Visco non può sfuggire ad un confronto con il parlamento e con gli italiani».

Come giudica le reazioni del governo e dell’Unione sulla vicenda?
«Sono state estremamente imbarazzate e il senso della grande difficoltà della difesa del viceministro è tutta nelle dichiarazioni di Antonio

Di Pietro e Arturo Parisi. Quando quest’ultimo, persona pacata e misurata, arriva a dire che il problema va affrontato e che si rimette alle decisioni del governo per dovere di coalizione, la sua posizione appare chiara».

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