Sci, lutto nella Nazionale Morta Simona Senoner

La 17enne giovedì era svenuta uscendo dalla doccia in un albergo di Schonach, in Germania, dove si trovava con le compagne di squadra di salto

Sci, lutto nella Nazionale 
Morta Simona Senoner

A Simona piaceva volare. Non con la fantasia, ma con gli sci. Il suo sogno era di andare lontano, più di tutte, per vincere una gara importante e per esserci il giorno in cui il salto femminile sarebbe diventato disciplina olimpica. Non lo farà, mai. Ieri sera Simona Senoner è morta all'ospedale tedesco di Schonach, dove oggi avrebbe dovuto partecipare ad una gara di Continental Cup, il massimo circuito del salto femminile.

Le sue sorelle di salto cioè compagne di squadra Lisa Demetz, Roberta D'Agostina, Veronica Gianmoena, Evelyn Insam, Elena Runggaldier e Barbara Stuffer le hanno voluto dedicare un ultimo saluto: «Ora che sei diventata un angelo… vola».

Simona Senoner, 17 anni compiuti a giugno, nata a Bolzano ma residente a Santa Cristina di Val Gardena, faceva parte della squadra nazionale B, il 17 e 18 dicembre aveva partecipato alla trasferta norvegese di Continental Cup, poi le vacanze a casa senza dimenticare gli allenamenti con le amiche di squadra, quasi tutte gardenesi come lei, e poi via per una nuova avventura, in Germania. Giovedì sera, in albergo, un leggero malessere, un po' di febbre. Gli allenatori le dicono di stare tranquilla a letto, di riposare. Ieri mattina, la compagna di stanza Veronica Gianmoena, 15 anni, la trova svenuta sul pavimento del bagno, chiama subito il capo allenatore della squadra Fabian Ebenhoch che tenta invano di rianimarla. Simona viene trasportata in ospedale dove arriva già in coma, un coma che sarà irreversibile. Alle 18 il decesso, cui solo l'autopsia potrà dare una spiegazione.

Come tutti gli atleti della federazione italiana sport invernali Simona veniva sottoposta regolarmente a visite e analisi mediche che accertassero il suo buono stato di salute, indispensabile per ottenere l'idoneità a gareggiare nel circuito internazionale. Nulla lasciava presagire una tragedia del genere, ancora avvolta nel mistero.
Come quasi tutte le famiglie della Val Gardena quella di Simona era molto sportiva, papà Osvald faceva gare di sci e mamma Brigitte è la sorella di Peter Runggaldier, ex azzurro della squadra di sci alpino, vincitore della coppa del mondo di superG nel 1995. Ma Simona, che non aveva ancora due anni quando lo zio aveva portato a casa la sfera di cristallo, aveva preferito seguire le orme del nonno paterno, fondista e saltatore, dedicandosi dapprima allo sci di fondo e poi al salto, la più giovane fra le discipline degli sport invernali femminili. I suoi migliori risultati finora erano stati il 10° posto nel Mondiale junior di Zakopane del 2008 e un 15° posto a Dobbiaco in Continental Cup, nel 2009.

Le compagne di squadra la ricordano usando il presente: «Simona è una ragazza generosa, simpatica, pronta ad aiutare tutti quelli che ne hanno bisogno.

Una ragazza che vuol bene a tutti, sorridente e piena di energia. Una ragazza con grande senso del sacrificio e con lo sport nel cuore». Nel week-end le squadre di salto maschile e di combinata nordica gareggeranno con il lutto al braccio.

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