Quel desiderio innato di altre galassie e vite

Quel desiderio innato di altre galassie e vite
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Che ci potessero essere altri pianeti e altri mondi al di fuori del nostro sistema solare, pur senza le incredibili conoscenze astronomiche di oggi, ci si è pensato per secoli. Giordano Bruno provò a dirlo, ma come sappiamo gli costò caro. Di fatto solo negli ultimi tre decenni abbiamo iniziato a vedere i primi esopianeti, pianeti che orbitano intorno alle altre stelle, con uno scopo preciso: trovarne uno abitabile, in cui sia possibile la vita.

Otto anni fa si parlò molto di Trappist 1b, pianeta della stella Trappist 1, una nana rossa distante “solo” quaranta anni luce di distanza. Dico “solo” perché in termini cosmici è molto vicina, sebbene quaranta anni luce significa che la luce, che viaggia a trecentomila chilometri al secondo, ci mette quarant’anni per andare lì e altri quaranta per tornare. In ogni caso per Trappist 1b c’è un contrordine rispetto ai dati raccolti nel 2013 dal James Web Telescope. Se infatti si riteneva un pianeta morto, roccioso, senza atmosfera e senza vita, uno studio del Max Planck institute for Astronomy, analizzando lunghezze d’onda diverse, potrebbe rivelare un pianeta con attività vulcanica e un’atmosfera densa di anidride carbonica. Potrebbe essere, dicono gli scienziati, un’atmosfera mai osservata prima.

Abbiamo dei limiti tecnologici per l’osservazione dei pianeti vicini alle altre stelle: possiamo infatti osservarli solo quando il pianeta passa davanti alla stella, riducendone la luminosità e analizzando la lunghezza d’onda. Però pensate alla nostra Galassia, la Via Lattea: ha un diametro di centomila anni luce, e la maggior parte dei miliardi di miliardi di pianeti non li vedremo mai. Delle duecento miliardi di galassie dell’Universo visibile, la galassia gemella alla nostra è Andromeda, distante due milioni e mezzo di anni luce, e diretta verso la Via Lattea. Le due galassie si sconteranno tra cinque miliardi di anni, e non succederà nulla, perché le stelle sono così lontane tra di loro che si mescoleranno semplicemente. Nel frattempo però il nostro Sole sarà già esploso.

Ma quindi, Trappist 1b? Mah, di certo non è abitabile per noi (neppure da un trapper), e comunque sia, pur essendo astronomicamente vicino, è troppo lontano. Pensate che le sonde Voyager 1 e Voyager 2, lanciate nel 1977, si trovano ora appena fuori il sistema solare, a venti miliardi e mezzo di chilometri da noi. Per arrivare alla stella più vicina, Proxima Centauri, appena a quattro anni luce di distanza, ci metterebbero ottantamila anni. Tra l’altro, ci arrivasse un messaggio di una civiltà intelligente da un miliardo di anni luce, potrebbe essersi già estinta, e se noi rispondessimo lo riceverebbero tra un miliardo di anni, quando ci saremo estinti noi, inglobati dal Sole. «Ehi ciao, noi eravamo qui!». «Anche noi». Clic, tutti ridotti in polvere (non per altro si dice che siamo polvere di stelle).

Per gli astronomi, però, è tutto bellissimo, e li capisco, ogni scoperta li elettrizza.

Anche quando Giacomo Leopardi scrisse L’infinito poteva pensare «e naufragar m’è dolce in questo mare», e non era certo un tipo che si illudeva, anzi. Io oggi direi che è sempre più terrificante. D’altra parte già sulla nostra Terra non è che ce la passiamo così bene, dove cavolo vogliamo andare. Comunque buone feste eh.

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