
Se siete appassionati di Doctor House sapete cosa fa ogni volta che gli si presenta un caso raro (se si arriva da House è sempre raro): manda la sua squadra a far irruzione in casa del paziente e raccoglie ogni possibile agente patogeno. Era già metagenomica, ma fatta a mano.
L’AI sta rivoluzionando anche la metagenomica, ossia lo studio del DNA di tutti i microbi presenti in un ambiente. Analisi di batteri, virus, funghi, cioè enormi quantità di dati genetici che prima richiedevano anni, diventano più rapide con i nuovi modelli di machine learning. Molto più rapide.
Per esempio prima dell’AI il Progetto Microbioma Umano, che durò dal 2007 al 2016, già mappò i microbi del corpo umano, cosa fondamentale per capire il loro ruolo sulla nostra salute. Per qualsiasi studio di metagenomica servivano anni o mesi, ora lo si possono analizzare gli stessi dati in giorni o ore. Non è fantascienza, la metagenomica viene usata anche negli ospedali italiani. Casi di infezione in bambini colpiti da shock settico a causa di un batterio della trota, o un bambino immunodepresso infettato da un fungo del grano, sono stati risolti dal dipartimento di Microbiologia e Diagnostica di Immunologia dell’Ospedale Bambino Gesù.
Insomma, la combinazione tra metagenomica e AI rende la biologia (e la medicina) una scienza sempre più predittiva. Importante anche per contrastare l’eccessivo uso di antibiotici (quando non ce n’è bisogno) che facciamo, e aumentano i batteri antibiotico-resistenti (grande problema se abbiamo un batterio che non reagisce agli antibiotici). Intendiamoci, io sono il primo: al primo colpo di tosse, antibiotico (quando una patologia è virale e non batterica l’antibiotico non serve a niente), ma spesso anche i medici di base, per sovraccarico di lavoro o pressione dei pazienti, li prescrivono così, “per sicurezza”. C’è anche da dire che magari siamo pigri e piuttosto che farci un tampone mandiamo giù una pasticca.
Tuttavia anche qui la soluzione può arrivare dalla scienza (e da chi sennò?): scienziati canadesi, analizzando il terreno, hanno scoperto un microorganismo che produce un antibiotico molto potente, la lariocidina, e non è neppure tossico. Lo studio, pubblicato su Nature, è opera di esperti della McMaster University guidati da Gerry Wright.
Insomma, stiamo andando verso un futuro in cui potremmo curare tutto (altri ricercatori lavorano da tempo anche per bloccare l’invecchiamento delle cellule, altri per la loro rigenerazione), c’è un unico problema: fate presto.
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