È stata una disgrazia, non un'ingiustizia. È la stessa procura di Milano a fare questa valutazione nel caso di un bambino di 5 anni che lo scorso marzo, mentre imparava a pedalare sulla sua biciclettina insieme al papà in un parco pubblico di Milano, ha urtato e causato la caduta di un'anziana signora, provocandone la morte. Lo stesso pm Paolo Storari ha rilevato che nel giardinetto in questione, in zona Navigli, non vi erano segnali di divieto all'ingresso di velocipedi e quindi l'incidente - avvenuto in un vicoletto sterrato - non è da imputarsi a violazioni della disciplina stradale. Così il magistrato ha chiesto l'archiviazione per il papà e la mamma del bimbo (quest'ultima non era nemmeno presente), difesi dall'avvocato Fausto Teti, dall'ipotesi di omicidio colposo per «culpa in vigilando».
Scrive il pm nella richiesta di archiviazione che «la rapidità e la sfortunata casualità dell'evento, la perdita del controllo della bici giocattolo da parte del bambino proprio mentre la stessa si trovava nelle vicinanze della signora», non consentiva la padre del bambino di intuire e quindi di potere intervenire per tempo, per scongiurare la disgrazia. Peraltro, quest'ultimo si era subito attivato per aiutare la signora, che passeggiava in compagnia di un'amica e che era caduta, sfortunatamente, battendo la testa. Il genitore aveva infatti chiamato subito i soccorsi e si era messo a disposizione per qualsiasi evenienza. Purtroppo per la signora non c'era stato nulla da fare: dopo il trasporto in ospedale in ambulanza, dopo avere perso conoscenza a causa del trauma cranico riportato nella caduta, la donna era spirata.
L'uomo aveva peraltro stipulato - segnala il pm - un'assicurazione per la responsabilità civile, che quindi procederà in caso di risarcimenti in questa sede. Se infatti la responsabilità penale è personale, i genitori possono essere invece chiamati a rispondere civilmente in caso di danni provocati dai figli.
Conclude quindi il pm che non si può attribuire colpa all'indagato, in quanto vorrebbe dire ricercare «una colpa ad ogni costo», rifiutando il concetto di «fatalità». Questo perché non è possibile, scrive Storari, avere «sullo sfondo un contesto in cui tutto è prevedibile ed evitabile e dove ogni disgrazia si trasforma in ingiustizia». Insomma, si è trattato di una situazione che poteva accadere a chiunque e peraltro - per come è avvenuta - inevitabile.
Per la madre del bambino l'archiviazione è stata disposta visto non era presente ed è quindi risultata del tutto estranea
alla vicenda. Ecco che la procura ritiene «infondata la notizia di reato, in quanto gli elementi acquisiti nell'indagine non fanno fondatamente ritenere probabile la condanna». Insomma: stavolta il buon senso ha prevalso.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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