L'arte riserva delle sorprese anche a distanza di mezzo millennio. È stata scoperta a Roma una rara acquaforte di Pieter Paul Rubens, pittore fiammingo morto ad Anversa a 63 anni nel 1640. L'opera è un'acquaforte e rappresenta uno studio liberamente ispirato all'Ultima cena di Leonardo da Vinci. Se n'erano perse le tracce dal 1836, quando venne menzionata in un libro del 1836 denominato «Le classiche stampe» del professor Giulio Ferrario in cui si accennava a questo studio di Rubens. Una citazione preziosissima per uno psicologo romano che da dodici anni, da quando l'aveva ereditata dal padre, era proprietario dell'opera, fino ad allora però anonima. Messo sulle tracce da quel libro lo psicologo ha fatto valutare l'acquaforte da Andrea De Liberis e da Alfredo Pasolino ricevendone la straordinaria sentenza: quell'opera è di Pieter Paul Rubens, maestro assoluto e padre del cosiddetto «barocco» nordico. Certo, l'expertise di De Liberis e Pasolino, per quanto importante, non basta. Per un maestro come Rubens, infatti, sono pochissimi al mondo gli studiosi qualificati a stabilire l'autenticità delle sue opere ancora inedite, come ha fatto notare il soprintendente del Polo museale romano Claudio Strinati. Quindi lo psicologo romano dovrà attendere l'attento esame di riconosciuti esperti di fama mondiale prima di stappare una bottiglia di Champagne. Se l'attrobuzione rubensiana fosse confermata, infatti, lo psicologo scoprirebbe di avere in casa un'opera dal valore compreso tra i 100mila e i 300mila euro: non stratosferico ma pur sempre ingente. Per un'acquaforte, infatti, il valore è assai più contenuto rispetto ai disegni e ai dipinti.
La storia dell'acquaforte di Rubens è affascinante. Il pittore fiammingo la eseguì durante un suo soggiorno romano che seguì a una visita al refettorio di Santa Maria delle Grazie a Milano, dove aveva visto e rilevato con disegni il capolavoro leonardesco. Quella romana è una rarità: si tratta infatti di una delle poche incisioni realizzate in prima persona da Rubens, tecnica da Rubens scoperta tardi. Al suo ritorno ad Anversa, infatti, Rubens si affidò a incisori locali, in particolare a Lucas Vosterman, che lavorava sotto la diretta supervisione del maestri e che grazie alla partnership con Rubens divenne presto il più famoso interprete della grafica del maestro.
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