Scrittori&autori si raccontano nella luce boreale

Cosa fanno una cinquantina di scrittori&autori sui prati del lago vicino a Mukkula (che sta vicino a Lahti, che sta a un centinaio di chilometri da Helsinki), il 18 giugno del 2007, in presenza di quel sole di mezzanotte che alcuni di loro non hanno mai visto? Cosa fanno, avvolti da una strana mistura di luce e ombra destinata a durare ancora poche ore, considerato che qui, in questi giorni, alle tre del mattino è luce totale? Giocano a calcio, s’impegnano in un Finlandia-Resto del mondo che, per tradizione, rappresenta uno fra gli eventi più attesi nel convegno internazionale che, biennalmente, riunisce narratori, saggisti, poeti. Il polacco gioca dietro, l’italiano cerca invano di smarcarsi, si distingue un finnico giovane e bravissimo. Finisce otto pari. Ma prima, cosa aveva fatto, quella stessa cinquantina di scrittori&autori? Aveva discusso per tre giorni, attorno al tema «bellezza e orrore nella letteratura». Con rigore, posizioni differenti. Intorno, sempre la stessa luce diurna, permanente, ingannevole per i bioritmi e i nervi di chi arriva da lontano. E le foreste illuminate. Immense. Strano sviscerare pensieri, ascoltare idee, in un simile scenario. Eppure, i discorsi non sono scontati. Eppure, si può già notare la differenza di tono, d’impostazione tra chi l’orrore lo ha visto di persona (qualcuno è passato attraverso massacri ed esili) e chi lo intende, inevitabilmente, come evento letterario. Certo, sempre di scrittura si tratta. Ma qui si capisce quanto poco la mondializzazione ha azzerato, uguagliato vite, storie personali. E dunque anche il modo di intendere, rappresentare il male. E allora si capisce quanto le visioni dirette incidono su memorie poetiche, perfino su scelte stilistiche. Una cosa è verbalizzarlo, l’orrore. Altro è raccontarlo, rappresentarlo come esperienza propria, immediata. C’è la stessa differenza che passa tra cicatrici semichiuse e ferite apertissime. L’impressione è che la globalizzazione in letteratura, in fondo, non esiste. E questo, forse, è un bene, una prova contro il pensiero unico. Consapevoli o inconsapevoli di questo, scrittori&autori torneranno ai Paesi d’origine: Sergio Padilla in Cile, Elvire Maurouard in Francia, Brunner in Svezia, Taja Kranberger in Slovenia...

Qualcosa, di quella luce perenne e insieme fragile che li ha avvolti resterà nelle memorie. Magari tornerà, sotto altre forme, nelle pagine. E se a qualcuno volesse andare a vedere cosa è successo e cosa si è detto, cerchi il sito www. mukkula.org. C’è tutto: atti, interventi, immagini.

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