Scuola, prove generali di corteo in classe

A Milano l'ultima dei Collettivi anti-riforma, nei corridoi degli istituti due ore di lezione: sit-in e megafono. "Ci inventiamo i cori anti Gelmini e gli slogan per gli striscioni"

Scuola, prove generali di corteo in classe

da Milano

La materia preferita dagli studenti? Il corteo. Traballano in latino, se la cavano così così in matematica. Ma in fatto di proteste, occupazioni, sit-in, picchetti, slogan con megafono e striscioni spray sono degli assi. Tanto che quest’anno si sono inventati pure una nuova declinazione della loro specialità: il corteo d’istituto, interno alla scuola. Ossia delle vere e proprie prove generali di manifestazione per arrivare preparati alla perfezione a quelle «ufficiali» di piazza. Anziché per strada sfilano per i corridoi e lungo le scale del liceo, ma per il resto è tutto uguale. Perfezionano i cori anti Gelmini, decidono le scritte da immortalare con le bombolette sui lenzuoli bianchi, pubblicizzano gli scioperi con gli amici meno interessati a scendere in piazza. E, durante la loro parata a scuola, bussano pure a tutte le porte chiuse delle aule, per mobilitare i compagni rimasti dietro ai banchi. Qualche professore interrompe la sua lezione, rassegnato, e lascia fare. Tanto, con il baccano e i megafoni a tutto spiano a pochi metri dalla cattedra, sarebbe impossibile continuare la spiegazione. Nessuno ascolterebbe una parola.
La nuova moda del «corteo interno» nasce a Milano, per regia del Coordinamento dei collettivi studenteschi. Ieri mattina lo hanno inaugurato l’itsos Stainer, l’artistico Boccioni e l’Università Statale, dove la «processione» di studenti ha sfilato tra i chiostri ed è arrivata fino alla mensa dell’ateneo. A macchia di leopardo, tutte le scuole avranno il loro corteo d’istituto durante l’anno, preferibilmente alla vigilia di una protesta per strada. Prendendo in contropiede il preside e fregandosene se il programma di greco e italiano resta indietro rispetto alla tabella di marcia dell’anno scolastico.
«Per noi - spiega Lodovico dell’istituto Boccioni - il corteo interno è stato un modo per far capire a tutta la scuola l’importanza del corteo studentesco che ci sarà venerdì. E poi per entrare nello specifico dei problemi del nostro istituto. In piazza protestiamo contro i tagli alla scuola in generale. Nei corridoi puntiamo il dito contro i tagli che ci toccano in prima persona, come ad esempio quelli delle lezioni di disegno».
Il corteo interno di ieri, il primo, sia alle superiori sia all’università è stato anche un’occasione di festa: «Gelmini sei scappata - recitava lo striscione sventolato dai ragazzi del Boccioni - La scuola è nostra».
«Abbiamo messo il ministro in fuga - sostengono i Collettivi -. La Gelmini non si è presentata a Milano, dove doveva prendere parte a un convegno, per paura delle nostre proteste». Loro la vedono così, come una vittoria personale, e si preparano per organizzare nuovi presìdi al prossimo appuntamento milanese del ministro all’Istruzione. Tanto, organizzati come sono, ci metteranno un battibaleno a indire una manifestazione e a riempire una piazza.
Durante il «ripasso di gruppo» nel corteo interno, gli studenti decidono anche come presentarsi alla protesta generale: venerdì gli «artisti» del Boccioni arriveranno in Largo Cairoli con tavolozze da pittori e cartelloni creativi.

Intanto, durante la settimana, l’evento verrà pubblicizzato in varie scuole: ci saranno picchetti informativi al Parini e al Conti, volantinaggi e megafonate al Manzoni, al Marie Curie di Cernusco, al Kandinsky, al Vittorio Veneto, al Majorana di Cesano. E così ci si prepara al quarto corteo di protesta in un mese di scuola. Praticamente uno alla settimana.

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