A scuola si canterà l'inno di Mameli

Forse la giudicherete una legge surrea­le, a me invece sembra un piccolo ma confortante atto di disperata fiducia nel­l’­identità italiana e nella coesione nazio­nale

A scuola si canterà l'inno di Mameli

Fratelli d’Italia, la Camera s’è desta e dell’elmo di Scipio s’è cinta la testa. Spiego: la Commissione Cultura della Camera dei deputati ha approvato ieri una legge firmata da una donna di de­stra, Paola Frassinetti, e una donna di si­nistra, Maria Coscia, per introdurre nel­le scuole italiane l’Inno di Mameli e nel Paese la giornata dell’unità nazionale, la bandiera e la Costituzione.

Forse la giudicherete una legge surrea­le, fuori tempo, fuori luogo e fuor di sen­no; a me invece sembra un piccolo ma confortante atto di disperata fiducia nel­l’­identità italiana e nella coesione nazio­nale.

Certo, non vedo ragazzi e soprattutto insegnanti volare ispirati sulle ali dell’in­no nazionale; ma un Paese non può vive­re solo vomitando su se stesso e cinica­mente constatando che non c’è più nien­te da fare.

Anzi, che questa legge arrivi oggi, con un governo dei tecnici-anche se l’iter ri­sale al tempo del governo Berlusconi - e in un periodo di sfiga nazionale, di sovra­nità dimezzata e depressione popolare, è un segnale di risveglio. Lo so, probabilmente resterà sulla car­ta o rientrerà in quella ginnastica delle formalità che striscia tra accidia e iro­nia, polemiche e dimenticanze. Temo l'incuria più della retorica. Ma un Paese deve pur ricordarsi dei suoi simboli, e non solo in occasione del cal­cio.

Non

è con gli inni e le feste nazionali che si rifà l’Italia, ma sparisce un Paese che non si ricorda del suo compleanno, del suo onomastico e della sua storia. Dai,Italia,tirati su,alza la testa e dai vo­ce sotto le macerie.

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