I precari sono sul piede di guerra. Nei giorni scorsi si è chiusa una delle fasi del processo di assunzione di 102.734 aspiranti docenti che firmeranno un contratto a tempo indeterminato.
"15mila ddi loro - urla Marcello Pacifico, presidente del sindacato Anief - dovranno abbandonare affetti e trasferirsi nel Nord". Il piano della "Buona scuola", infatti, prevede che 69.552 insegnanti vengano assunti in base alle necessità delle varie regioni, pescando tra quei precari che entro il 14 agosto hanno presentato la domanda. I docenti sono stati chiamati a indicare le loro preferenze sul luogo dove lavorare, ma il ministero assumerà "nella prima provincia nella quale vi sia disponibilità per l’insegnamento per cui concorre".
Una scelta che ha mandato su tutte le furie il mondo della scuola, e lo ha spezzato in due. I precari-militanti hanno parlato di "deportazione" di massa e di "mancanza di rispetto per i tanti precari che dopo aver servito lo Stato per anni sono stati sottoposti al ricatto dell'assunzione a centinaia di chilometri da casa, in barba al diritto alla famiglia".
In realtà, solo 1 precario su 5 sarà costretto a fare le valigie. Si parla di 14 mila docenti, che per alcuni anni dovranno fare il sacrificio di spostarsi ma con la certezza di avere in tasca un contratto di tipo indeterminato che gli permetterà in futuro di chiedere il trasferimento. Secondo i dati che stanno emergendo in queste ore, ad aver presentato la domanda di assunzione sono 71.643 precari, ben più dei posti disponibili. Le maggiori necessità sono al Nord, in Lombardia in particolare, dove a fronte di circa 6.000 domande presentate ci sarebbero altri 1.000 posti disponibili. Stessa cosa, ma con numeri differenti, vale per il Piemonte (+1.037), la Liguria (+701), il Veneto (+574), il Friuli (+225) e l'Emilia Romagna (+112). Questi posti che superano le domande di residenti nelle regioni settentrionali verranno occupati da precari del Sud, dove le domande sono state di gran lunga superiori alle disponibilità di organico. Come riporta anche la Stampa, secondo il sindacato Anief i numeri sono ancora aleatori e saranno molti meno i precari "costretti" ad emigrare.
Intanto però sul web (e non solo) è esplosa la guerra civile tra precari. Nei giorni scorsi era stato chiesto di boicottare le assunzioni decise da Renzi, evitando di presentare la domanda. A giudicare dai numeri, però, le barricate dei precari si sono rivelate deboli. Per non parlare delle critiche che sono arrivate dai colleghi che prima di loro hanno lasciato gli affetti per lavorare lontano da casa.
Le argomentazioni dei precari dalla protesta facile sono semplici: il governo ci obbliga a lasciare famiglia e figli, ad andare al Nord dove non si riesce a sopravvivere: "Avendo un neonato - scrive Marianna su orizzontescuola.it - lontano da casa e dagli affetti, 1200€ non bastano a far fronte ad una casa con relative spese, asilo nido, baby sitter ecc , oltre a privare il padre dei progressi del proprio figlio". Proteste incomprensibili ai tanti lavoratori, dipendenti e preofessionisti, che questa esperienza l'hanno vissuta ed affrontata in silenzio.
"Tutti parlano dei docenti deportati da Sud a Nord - scrive, invece una docente - dopo "appena" 16 anni il treno è passato e io (...) ho deciso di salirci. (...)
Non sentitevi deportati.. I campi di concentramento sono altro".
"Mi sono stancata di leggere tutte queste lamentele - aggiunge un'altro docente - Dalla Sicilia e dalla Campania sono arrivate rispettivamente 11.000 domande, e i posti disponibili in quelle regioni sono meno della metà. I docenti forse non sapevano, prima di presentare la domanda, che i posti disponibili non sarebbero stati sufficienti per tutti?".
Il governo assume
personale, e i precari protestano: "Ci stiamo lamentando del brodo grasso", conclude Diego Gallerani che la domanda di assunzione l'ha fatta. Un treno che non vuole farsi sfuggire, altro che deportazione.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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