Scuole materne boom d’iscrizioni

Di qui la decisione di andare avanti. Ferma restando la disponibilità a incontrare i responsabili dell’Ufficio regionale scolastico per discutere e spiegare meglio il senso della circolare. «Abbiamo sempre accolto e continuiamo ad accogliere tanti bambini - spiega l’assessore comunale a Famiglia e servizi sociali Mariolina Moioli -. Il ministero si renda conto della bontà delle nostre iniziative e azioni. Siamo pronti a un incontro chiarificatore». Il Comune ha sempre agito nel rispetto delle leggi nazionali, che però risultano incoerenti. «Ci sono norme di carattere generale che non hanno mai trovato indirizzi nella normativa secondaria - continua l’assessore -. Noi dobbiamo accogliere tutti, ma siamo un ente locale, quindi costretti a esigere la residenza. Se così non fosse le nostre scuole dovrebbero essere aperte ai bimbi dell’hinterland i cui genitori lavorano a Milano».
Sul questo punto, il vicesindaco con delega alla Sicurezza Riccardo De Corato non ha dubbi: «Le leggi sono confuse. Allo stato attuale non abbiamo la possibilità di mettere in pratica quello che il governo chiede. Ci dicono che dobbiamo aprire le scuole a tutti i bambini, anche clandestini, ma al momento non esistono norme che ci consentano di farlo. A questo punto - prosegue - non possiamo fare altro che aspettare che il ministero compia i necessari approfondimenti e ci faccia sapere qualcosa. Da parte nostra, abbiamo cercato il compromesso migliore fra legalità, sicurezza e accoglienza».
Nessuna discriminazione, quindi. «Chi ha il permesso di soggiorno e ha un reddito basso passa davanti a tutti in graduatoria - precisa la Moioli -. Ma in questo caso paga le tasse e contribuisce alle spese. Per le famiglie che aspettano il permesso di soggiorno abbiamo eliminato l’accesso alle graduatorie con riserva. In più, ai bimbi clandestini a rischio offriamo l’aiuto dei servizi sociali».

Ma se il ministero dovesse andare avanti nella sua diffida il Comune non avrebbe scelta: «Saremmo costretti a rinunciare a fondi e parità - conclude la Moioli -. Il numero delle scuole diminuirebbe e così anche i posti a disposizione dei cittadini».
Daniela Uva

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