Mauro della Porta Raffo
In uso a livello locale - cominciò il Wisconsin - dal 1903, adottate dai repubblicani, sia pure con pessimi risultati (l'esito del voto popolare fu disatteso in sede di Convention, il partito si spaccò in due e alla presidenza approdò un democratico e, naturalmente, mai ci si augurerebbe che altrettanto abbia a capitare nell'ambito del centrosinistra italico!), già nel 1912 in prospettiva Casa Bianca, negli Stati Uniti le primarie sono un particolare meccanismo messo in atto per evitare che la scelta dei candidati alle cariche pubbliche resti nelle mani delle segreterie politiche. L'intento è invece quello di delegare la decisione in merito direttamente agli elettori nel segreto dell'urna.
Considerato che è proprio all'istituto in questione che da noi i partiti dell'Unione si sono richiamati sarà opportuno verificare come e in qual modo la consultazione fissata al prossimo 16 ottobre alla primaria originale effettivamente si rifaccia.
Al riguardo, alcune osservazioni:
1)Negli Usa le votazioni di cui si parla si svolgono nell'ambito di un partito e non in quello di una coalizione.
2)Nel caso in cui il candidato sia uno solo (si veda, tra i repubblicani, George Walker Bush in vista delle presidenziali del 2004) le primarie non hanno luogo o si svolgono in modo del tutto formale. Non si comprende bene, quindi, perché nell'Unione se davvero il candidato di tutti è Romano Prodi si debba ugualmente votare.
3)Le primarie Usa possono essere considerate una vetrina ed è concepibile che qualche politico, magari limitatamente al proprio Stato di appartenenza, partecipi per mettersi in mostra, ma, certamente, una eventuale disastrosa sconfitta può distruggere una carriera. Così non è possibile capiti da noi: i vari candidati minori non rischiano nulla ed è in ragione di questo che non temono di prendere pochi o pochissimi voti.
4)Negli Usa alle «primarie aperte» (e quelle indette dal centrosinistra in tal modo sono state definite) possono votare tutti gli iscritti alle liste elettorali, indipendenti e aderenti ad altri partiti compresi. Qui, per poter esprimere la propria preferenza per l'uno o l'altro candidato si chiede di accettare formalmente le (peraltro imprecisate e probabilmente imprecisabili) idee della coalizione.
Tenuto conto di ciò e considerato inoltre il fatto, incredibile, che il partito di maggioranza relativa dell'Unione - i Ds, ovviamente - non ha il coraggio di proporre un suo candidato, ritengo sia non solo opportuno ma quasi obbligatorio per gli elettori di centrodestra partecipare alle primarie del 16 ottobre e votare per Fausto Bertinotti anche a costo di sottoscrivere un guazzabuglio quale non potrà che essere il programma proposto.
Quelle in preparazione, infatti, non sono vere primarie.
Facciamole diventare una cosa molto, molto seria facendo sì che vinca l'unico tra i candidati di peso che abbia il coraggio di definirsi «comunista»!!!
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