Se la città scopre quanto è pericoloso l’odio

Se la città scopre quanto è pericoloso l’odio

(...) Come nel caso del carbone «goliardico» lasciato da Forza Nuova davanti a Palazzo Tursi nel giorno della Befana e bollato da Marta Vincenzi con parole di fuoco: «Un gioco violento, antidemocratico e antistituzionale». Ieri, intanto, si è levata alta e forte la voce del presidente della Regione: a giudizio di Burlando «è molto preoccupante che in rete e non solo in rete si moltiplichino inaccettabili appelli all’odio e insulti diretti alla sindaco. Questo naturalmente vale per lei come per qualsiasi altro cittadino o rappresentante politico - riconosce il governatore -. Al clima di tensione che rischia di allargarsi nel Paese dobbiamo reagire tutti, istituzioni, forze politiche, media. Si tratta sicuramente di minoranze ma la violenza, anche solo verbale, non va mai sottovalutata. La rete - conclude Burlando - dev’essere soprattutto una palestra di partecipazione e di democrazia, utilizzata con piena responsabilità da singoli e da gruppi. A Marta rinnovo tutta la mia solidarietà». Condivisibile, per carità. Ma forse ci siamo persi - dev’essere così senz’altro - un analogo messaggio pubblico quando gruppi di no global e centri sociali hanno inscenato manifestazioni violente di intolleranza, in particolare contro i banchetti dei volontari del Pdl e della Lega in piazza Banchi e a De Ferrari: c’è voluto l’intervento della polizia per salvaguardare l’incolumità dei cittadini che volevano semplicemente esprimere le proprie idee. Tutto ciò, mentre, nel caso del gazebo leghista, Marta Vincenzi apostrofava poco cortesemente il segretario provinciale del Carroccio Edoardo Rixi. Senza dimenticare, poi, come lo stesso Burlando abbia già rinnovato il patto d’acciaio elettorale con un movimento politico-giustizialista che ha praticamente assolto l’aggressore del presidente del Consiglio, attribuendo la responsabilità del gesto all’aggredito-«istigatore di violenza». «Non giustifico le forzature verbali, le minacce o gli insulti, ci mancherebbe! - dichiara Milena Pizzolo, assessore del Municipio Centro Est -. Ma l'esasperazione monta per la supponenza, l'arroganza, l'arroccamento, la prepotenza, la mancanza di ascolto da parte del sindaco e della sua giunta, in particolare per l’imposizione di scelte non condivise come la moschea».
Doverosa e convinta, dunque, la condanna della violenza, fisica e verbale, purché la condanna non sia «a orologeria» e a seconda di chi è oggetto della minaccia, dell’insulto e, purtroppo, come nel caso di Silvio Berlusconi, dell’aggressione vera e propria. Genova, in particolare - la Genova delle istituzioni - non può scoprire l’odio solo adesso, quando è diretto contro il sindaco. «Il partito dell'odio - sottolinea in proposito l’onorevole Cassinelli - colpisce anche Marta Vincenzi, e noi lo condanniamo a voce alta e con forza. La politica ha il compito di svelenire il clima e di trasformare le critiche in un dialogo costruttivo e improntato al reciproco rispetto» sostiene il parlamentare ligure, conosciuto anche dal popolo dei blogger per il suo impegno legislativo in favore della libertà di espressione on-line. E aggiunge: «Così come condannammo la scandalosa apologia dell'aggressione al presidente Berlusconi, nello stesso modo ci indigniamo contro le minacce, il turpiloquio, le ingiurie espresse contro il primo cittadino di Genova». Ieri, in mattinata, c’è stata anche una cordiale telefonata tra Cassinelli e Marta Vincenzi: «Ho voluto esprimere al sindaco, pur nell'assoluta divergenza di vedute che ci distingue, tutta la mia solidarietà - ha concluso Cassinelli - condividendo con lei l'idea di una politica in cui il confronto e le critiche, anche aspre, vanno ricondotte nell'alveo della costruttività e della civiltà dei rapporti». Sempre, e senza distinzioni, dunque: sia quando c’è chi protesta legittimamente contro la moschea o a favore del crocifisso negli uffici pubblici, sia quando c’è chi, altrettanto legittimamente, critica lo schieramento avversario o applaude quello in cui si riconosce.

Ed anche quando c’è chi - sono ancora tanti, per fortuna - si inchina davanti al Tricolore o al sacrificio delle forze dell’ordine e dei nostri militari in Italia e all’estero, mentre nelle strade della città e in quelle del web compaiono scritte ignobili, «Uno, cento, mille Nassirya» , che sarebbero da cancellare in un amen.

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