Se l’uomo di oggi ha paura della donna

Quando lei mette sotto lui: la "femmina alfa" ha ridotto un maschio su tre a un ruolo subalterno. Una ricerca ci spiega perché

Se l’uomo di oggi ha paura della donna

Altro che «novità odierna». Quello instaurato dalla «donna alfa» è un «regime» che risale alla notte dei tempi. In passato si chiamavano «matriarche» (dalla parola latina mater, madre, e dalla radice greca archein, comandare); mentre oggi, in tempi di lattex antropologico, si definiscono «dominatrici». Ma - al netto del modernariato lessicale - la sostanza non cambia: sono le femmine a far girare il mondo (e pure qualcos’altro...). Non a caso, già in epoca neolitica, il matriarcato riconosceva l'esistenza di un leader donna e in generale delle donne come capi-famiglia. All'uomo sarebbero state demandate le funzioni pratiche di sussistenza (approvvigionamento, caccia - funzioni «esterne» all'aggregato sociale, alla caverna); alla donna si sarebbe invece delegata l'organizzazione sociale («funzione interna»). Dalla caverna si è passati al loft, ma il succo della questione è sempre lo stesso. Un dato di realtà che la scienza non può far altro che ratificare: «Le femmine guidano le relazioni e gli uomini faticano a tener loro testa».

Lo pensa il 35% dei maschi italiani, mentre il 40% si sente inadeguato a rispondere alle aspettative di chi lo vuole contemporaneamente marito perfetto, amante e buon padre.
Tensioni che si riflettono sulla vita intima: il 70% degli italiani indica in «performance non appaganti» la causa principale di un legame di coppia insoddisfacente. Almeno è quanto giurano gli esperti riuniti a Milano per il congresso della «Society for Sexual Medicine», dove - tra l’altro - si punta l’attenzione su un nuovo (?) disturbo: «L’ansia da «superprestazione, che colpisce il 40% degli italiani».

«Le difficoltà di ordine psicologico riguardano soprattutto i più giovani e possono dare origine a un problema permanente - ha spiegato, per nulla rassicurante, Francesco Montorsi, professore ordinario di Urologia all’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano -. Non dobbiamo banalizzare ma intervenire per evitare che la situazione si cronicizzi. I farmaci rappresentano una delle opzioni a disposizione e tra questi l’ultimo arrivato, la “mentina dell’amore“, il nuovo vardenafil orodispersibile, offre praticità e discrezione». «Vardenafil orodispersibile»? Magari bastasse una «mentina» per rimascolinizzare il maschio. Perché qui il problema, più che legato all’hardware fisico dell’uomo, è riconducibile al suo software sociale. Una complessa crisi di ruolo, non una banale defaillance da letto. Eppure anche gli esperti riuniti in conclave sembrano afflitti dalla fissa del sesso: «La percentuale di uomini che affronta col medico l’argomento resta scarsa - denunciano -. In Italia solo il 17% si rivolgerebbe allo specialista dopo un episodio di disfunzione erettile contro il 25% dei brasiliani».
Secondo l’indagine internazionale presentata al congresso, gli under 40 sono i più restii a confrontarsi: il 25% prova imbarazzo. La ricerca è stata condotta su 4.409 persone dai 18 ai 75 anni intervistate in Italia, Germania, Canada e Brasile, e ha confrontato le abitudini per area geografica e fascia d’età.
«La sessualità è profondamente cambiata - osservano i ricercatori -. Ciò è il risultato di una complessa interazione tra fattori biologici, psicologici, socio-economici, culturali, etici e religioso-spirituali. I ruoli di genere non sono più chiaramente definiti e si è modificato l’equilibrio delle relazioni.

Basti pensare che il 75% degli uomini vorrebbe avere rapporti più frequentemente di una volta o due a settimana, ma solo il 12 ottiene questo risultato».
E siamo nuovamente finiti sotto le coperte. Così, giusto per coprire i veri problemi.

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