Se il pm dice: prima crepa e dopo spara

Eccesso colposo di legittima difesa: la procura di Torino – pm Fabio Scevola – ha valutato che questo sia il reato del quale accusare Antonio Catelli, l’uomo che sabato sera ha ucciso un uomo e ne ha ferito un altro per difendere il figlio e la nipotina. Per Catelli cade l’accusa più grave, e sproporzionata, di omicidio volontario e tentato omicidio, ma il pubblico ministero ha chiesto al gip di tenerlo in carcere, in custodia cautelare.
Catelli quindi non esce di galera. Non ha importanza che l’ex carabiniere, l’incensurato a prova di verifica, autista e guardia del corpo di Pininfarina, abbia agito ritenendo in pericolo se stesso e i suoi cari, quel che conta è che un’astratta idea della legge prevalga, ammonisca e plachi quelli che alla legittima difesa non ci credono mai, perché l’armonia formale delle azioni e delle reazioni non contempla l’individuo in pericolo che il sistema legale di sicurezza non può tutelare.
Antonio Catelli si è precipitato in strada quando ha visto suo figlio colpito con calci e pugni, colpevole soltanto di aver invitato il proprietario di un cane pericoloso, che aveva travolto la sua bambina, a tenere a freno l’animale. In parecchi gli sono piombati addosso e il padre dell’aggredito, Antonio Catelli, appunto, è stato costretto a fare fuoco. La ricostruzione dei fatti avallata dalla procura riconosce che l’ex carabiniere ha messo mano alla pistola soltanto dopo che a sua volta uno degli aggressori aveva impugnato un’arma, peraltro illegalmente detenuta. Ed è proprio per questo che l’accusa di omicidio volontario è caduta.
Ma a questo punto si rivela una forma di ipocrisia giuridica l’accusa residuale di eccesso colposo e la permanenza in carcere. Cosa avrebbe dovuto fare, senza eccedere, Antonio Catelli per fermare i due uomini che, prima uno poi l’altro, lo minacciavano con la pistola? Come avrebbe potuto graduare l’azione difensiva?
Mistero. Il procuratore capo di Torino, Giancarlo Caselli, ha spiegato che l’indagato deve restare in cella per consentire il completamento degli accertamenti. Sarà. Aggiunge, il magistrato, che sabato sera nessuno pensò di chiamare le forze dell’ordine, che forse avrebbero potuto evitare lo spargimento di sangue.

Anche questo sarà vero, ma è difficile immaginare che in certi frangenti, quando la violenza ti incalza e ti stritola, la mera evocazione della forza della legge possa cancellare pericoli e offese. Illusione, applicazione di un improbabile codice dei sogni. O degli incubi: prima fatti ammazzare, poi chiama le forze dell’ordine.

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