Se con lo scudo fiscale lo Stato si fa traditore

Ad alcuni non è andata giù la zuppa di qualche tempo fa, in cui contestavo la nor­ma con la quale lo Stato preten­deva più quattrini da chi avesse usato lo scudo fisca­le

Se con lo scudo fiscale lo Stato si fa traditore

Ad alcuni amici non è andata giù la zuppa di qualche tempo fa, in cui contestavo la nor­ma retroattiva con la quale lo Stato preten­deva più quattrini da chi avesse usato lo scudo fisca­le. E la tesi è molto semplice: quelli sono evasori e dunque è giusto che si becchino una tassa in più in un momento in cui tutti debbano fare sacrifici. Con lo stesso criterio, che so, potremmo rivedere i termi­ni per i delinquenti che hanno patteggiato un rea­to. O mettiamola più chiaramente (sperando che nessuno ci segua): perché non chiediamo un’impo­sta aggiuntiva a coloro che hanno aderito a uno dei numerosi condoni edilizi fatti in Italia? E come la mettiamo con la dozzina di condoni fiscali fatti ne­gli ultimi venti anni? Recuperiamo nome e cogno­me e diamoci sotto. D’altronde non penserete mi­ca che abbiano pagato il giusto...

Questo governo ha fatto della «credibilità» la sua stessa ragion d’essere. Ebbene la norma che introduce una extra tassazione retroattiva sui 180 miliardi di euro scudati dagli inizi del 2002 al 2010 (con aliquote che andavano dal 2,5 per cento al 7 per cento) è sbagliata anche perché mina la credibilità dello Stato. Si prevede che sia dell’1,5 per cento, ma è destinata, dicono i Palazzi, ad arrivare al 5 per cento.

Walter Bloch (bella l’edizione italiana di Libe­riLibri) scriveva, in materia di diritti civili, un li­bello che si intitola: difendere l’indifendibile. E la zuppa qui difende l’indifendibile: il presunto evasore. Perché, sia chiaro, molti degli scudi, so­prattutto quelli più datati, sono nati dalle paure di un’Italia semicomunista degli anni Settanta e non dalla volontà di sfuggire al fisco. Ma comun­que poniamo pure che siano tutti evasori: non possiamo mica pensare che la loro pena (multa) sia senza tempo, senza esatta determinazione, senza certezza alcuna. Come si fa a non capire che in uno Stato liberale non si possono cambia­re le sanzioni retroattivamente?

Lasciamo perdere la filosofia e andiamo all’es­senza della zuppa. Gli avvocati sono già al lavo­ro. E per i più bellicosi hanno già in testa un per­corso molto combattivo. Vediamolo.

Per prima cosa si cambi banca. Cioè si sposti­no i quattrini scudati dall’intermediario che li ha rimpatriati in una nuova banca. In questo modo il primo intermediario non avrà la provvista per pagare la nuova tassa: si impedisce in questo mo­do alle banche da fare in automatico da sostituto di imposta. Verosimilmente lo «scudato» verrà segnalato all’Agenzia delle Entrate.A quel punto perderà l’anonimato e gli verrà comunque chie­sto di pagare il dovuto. E dovrà farlo: il rischio è di vedersi applicata una sanzione pari all’imposta dovuta. Una volta pagato però potrà fare un’istanza di rimborso. E alcune basi giuridiche ci sono, dicono gli avvocati che se ne intendono. La corte costituzionale, infatti, ha nelle sue sen­tenze stabilito che l’imposizione retroattiva sia legittima solo laddove ci siano due condizioni specifiche: l’attualità della ricchezza, che dimo­stri il mantenimento della propria capacità con­tributiva, e l’originaria prevedibilità della nuova imposizione retroattiva. Usciamo dal tecnico: se i quattrini scudati sono stati spesi (caso più che possibile) mancherebbe la capacità contributi­va e dunque verrebbe meno il presupposto di una nuova imposta.
La seconda strada percorribile sarebbe, come detto, quella della prevedibilità. In effetti nel ca­so di alcune norme sulle indennità di esproprio, la Corte ha deciso che si potesse configurare una possibile prevedibilità dei nuovi balzelli. Più dif­ficile pensare che ciò si possa applicare a scudi che nascevano proprio con l’intento di chiudere una volta per tutte i conti con il fisco.

Insomma è praticamente certo,come d’altron­de hanno previsto i tecnici della Camera, che una gran quantità di ricorsi verranno fatti. Il solo prevedere una norma tributaria retroattiva che stracci il patto di riservatezza fatto anni fa, rende il terreno fiscale di questo Paese ancora più scivo­loso. Quando si dice che l’Italia non è attrattiva per i capitali esteri, si dice anche questo. Il gover­no potrà pure inserire in bilancio un paio di mi­liardini dal recupero degli scudi fiscali, ma c’è da scommettere che le cose non andranno esatta­mente così. Ancora stiamo aspettando 4 miliardi del vecchio condono Iva del 2002.

P.S. I fighetti newyorkesi hanno snobbato il grande evento della Pirelli a New York per il lan­cio del calendario 2012. Uno di loro: «Gomme, fatte con il petrolio, e per di più per le auto che consumano. No way». Si sono persi un grande evento.

Ma in compenso la stessa sera si sono riuniti nella sala buona del Bowery hotel,l’alber­go più cool di downtown New York. Più che di princìpi qua si parla di divertimenti. Dicono non mancasse nessuno. Ad avere un nuovo Tom Wolfe...

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