Se Silvio è "forever", la noia dura un'ora e mezzo

Ho visto Silvio forever, il docufilm che Roberto Faenza ha dedicato a Berlu­sconi. Pen­savo che suscitasse fervori, anche polemi­ci. Invece mi è successo quel che non ave­vo previsto: verso la fine mi sono addor­mentato

Se Silvio è "forever", la noia dura un'ora e mezzo

Ho visto Silvio forever, il docufilm che Roberto Faenza ha dedicato a Berlu­sconi. Ero curioso di vederlo. Gli autori, Stella e Rizzo, sono due bravi reporter, di­venuti famosi col filone della Casta. Pen­savo che suscitasse fervori, anche polemi­ci. Invece mi è successo quel che non ave­vo previsto: verso la fine mi sono addor­mentato.

Il film è fatto con serietà giornalistica, senza sbavature ed eccessi, anche se si ca­pisce l’intenzione: presentare Berlusconi attraverso le sue stesse parole e i fatti co­me un fanfarone che recita una specie di mantra-spot del tipo «Berlusconi/non ci sono paragoni». Un film che non demo­nizza né manipola i fatti, ostile in modo implicito.Ma palloso,scontato,con quel­­l’aria fritta da documentario girato dalla Securitate romena per un ceausescu no­strano; tecnicamente brutto. Un docu­film magari scartato in tv perché non sai dove mandarlo in onda: su Raitre o da Santoro è troppo moscio, su Raiuno o da Fede troppo ostile. Forse un merito per gli autori, non per il film. Per la prima volta ho provato noia per la vita tutt’altro che noiosa di Berlusconi, per i suoi fatti pur così appetitosi. E noia verso di lui, Silvio, in persona; eppure di lui si può pensare il peggio o il meglio possibili, ma dire che annoia no. Con Berlusconi non si è mai addormentato nessuno, escort incluse. Invece mi sono trovato a sbadigliare più volte, sarà la sonnolenza della domenica e di un lungo volo pomeridiano, forse do­vrò farmi un check-up sanitario; oppure sarà che il repertorio pareva ai miei occhi arcinoto e prevedibile.

Mi sono divertito solo per un passaggio brillante di Trava­glio che citava Montanelli sul mausoleo berlusconiano e ho trovato di cattivo gu­sto esibire con insistente ironia l’affetto della madre Rosa per suo figlio. Per il re­sto, nessun cedimento al cattivo gusto nel­le vicende puttanesche, nessuna esagera­zione sui processi.

Però fiacco, uno di quei film che cominci a vedere e poi cam­bi canale o vai a fare altro. Un signore che monopolizza l’attenzione d’Italia da qua­si vent’anni merita ben altri film, anche più feroci, magari, ma più vivi. Invece la cosa più vivace del film è stata la visita alla tomba.

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