Qualche anno fa due storici americani, Schweikart e Allen, pubblicarono Una storia patriottica degli Stati Uniti. Non un peana fazioso, ma una ricostruzione seria che, senza dimenticarne errori e anche orrori, afferma il carattere positivo della storia americana. Bene. Immaginiamo ora che nelle nostre librerie esca un volume intitolato Una storia patriottica dellItalia unita, scritto con gli stessi intenti. Come reagirebbe la comunità accademica?
Come la storiografia patriottica italiana sia entrata in crisi a partire dalla prima guerra mondiale, e sia stata seppellita in epoca repubblicana, lo racconta Eugenio Di Rienzo in Storia dItalia e identità nazionale. Dalla Grande Guerra alla Repubblica (Le Lettere, pagg. 260, euro 19,50). Muovendosi intorno alla figura di Gioacchino Volpe, Di Rienzo ricostruisce come il mondo italiano della cultura abbia interpretato la storia dItalia nella prima metà del XX secolo.
Il libro è scritto a partire dallintenzione di distinguere la storiografia «alla Volpe» da quella nazionalistica di propaganda. Del resto, qualunque ricostruzione storica si fonda sulla scelta dun punto di vista, e perciò legittima il soggetto storico sul quale quel punto di vista è incardinato - la nazione, o la libertà, o la classe operaia. E nella storiografia patriottica italiana ci sono opere lontane dai luoghi comuni, dalle semplificazioni e dal provincialismo della propaganda nazionalista. La loro rivalutazione è tanto più importante poiché il rifiuto della prospettiva storiografica nazionale e il suo semplicistico declassamento a propaganda nazionalista è stato, allindomani della seconda guerra mondiale, il frutto duna operazione politica che metteva il regime mussoliniano su una linea di continuità con la precedente storia dItalia, e faceva quindi consistere lantifascismo nel rifiuto dellintera vicenda unitaria e nella promozione dun progetto politico di discontinuità radicale col passato. Unoperazione politica tesa a delegittimare non soltanto il fascismo, ma qualsiasi forma di conservatorismo e di moderatismo.
Il secondo elemento che emerge da questo libro riguarda lantigiolittismo comune a larga parte della storiografia italiana del primo dopoguerra, sia quella che accetterà il fascismo, sia quella che lo respingerà. Questo antigiolittismo segnala almeno due caratteri del rapporto fra gli storici e la nazione: da un lato mostra come la questione nazionale fosse in Italia già ben prima dellavvento di Mussolini un terreno tuttaltro che unificante e pacificato - basti pensare alla profonda frattura che separa i neutralisti dagli interventisti. Dallaltro conferma unacuta notazione di Augusto Del Noce sulle radici condivise che nellinterventismo trovano tanto la cultura fascista o filofascista quanto quella antifascista. Assai più vicine, perciò, di quanto non pretenderà lantifascismo nel secondo dopoguerra.
Chissà che prima o poi qualcuno non si decida a scrivere una «Storia patriottica dellItalia unita» che aggiorni al XXI secolo la tradizione della cui crisi ci ha raccontato Di Rienzo.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.