La Regione conferma di anticipare tutti i temi del governo Prodi. Basta che un ministro accenni una proposta, che la giunta Marrazzo si affretta ad adeguarsi. Lassessore regionale alla Sanità Augusto Battaglia non se lo lascia dire due volte. E, commentando le dichiarazioni del ministro alla Salute Livia Turco in merito alla pillola abortiva, annuncia che «il Lazio recepirà lorientamento del ministero sulla Ru486».
«Nel momento in cui il ministero - afferma lassessore - ci fornirà tutte le garanzie per la salute delle cittadine e ci indicherà la procedura da seguire non vedo perché dovremmo dire di no alla pillola abortiva. È improprio aprire un conflitto ideologico su un tema prettamente tecnico-scientifico come questo». Sulla stessa linea il capogruppo del Prc della Regione Lazio, Ivano Peduzzi. «Far ripartire la sperimentazione della pillola abortiva - dice - rappresenta un atto di civiltà che apre una prospettiva concreta per migliorare le condizioni di salute delle donne e rendere meno invasiva linterruzione volontaria di gravidanza. Finalmente si apre una nuova fase a tutela della salute e del diritto di autodeterminazione delle donne e si chiude quella oscurantista che ha contraddistinto il governo di centrodestra e le politiche dellex ministro Storace, che decise di interrompere la sperimentazione della pillola abortiva».
Una pioggia di no arriva invece dal centrodestra. «Per quanto riguarda la pillola Ru486, che procura laborto, lassessore Battaglia è coerente con la sua cultura ideologica nel recepire anche per il Lazio gli orientamenti in merito del ministro della Salute Livia Turco: questo non ci colpisce più di tanto, ce lo aspettavamo. Vorremmo sapere come si regoleranno i cattolici legati a unalleanza con queste forze di sinistra. Noi non abbiamo dubbi, siamo contro il relativismo culturale ed etico e siamo sempre per la cultura della vita», sostiene Raffaele DAmbrosio, capogruppo di Forza Italia alla Regione. «Ci batteremo perché nel Lazio non venga disconosciuto il valore del diritto alla vita in nome di una malintesa laicità dello Stato», dice invece il capogruppo della Lista Storace al Consiglio regionale, Fabio Desideri. «Siamo daccordo con il grande scienziato francese Jérome Lejeune - spiega Desideri - che aveva definito la pillola come un pesticida umano. Tra laltro la procedura di assunzione è dolorosa e non esente da complicanze per la donna. Nel consenso informato, firmato prima del trattamento, la gestante viene avvertita che in caso di fallimento, vale a dire se il concepito sopravvive alla dose di veleno, il nascituro andrà incontro a rischi per la sua salute. Aggiungo che questa pastiglia rende la donna protagonista dellatto abortivo: è lei che dà la morte al proprio figlio, ingerendo la Ru486. Il medico funge da assistente». «La legge 194 del 78 - ricorda Desideri - detta norme per la tutela sociale della maternità e sullinterruzione volontaria della gravidanza considerandola non un mezzo per il controllo delle nascite, ma un rimedio terapeutico per la donna che accusi circostanze per le quali la prosecuzione della gravidanza, il parto o la maternità comporterebbero un serio pericolo per la sua salute fisica o psichica. Lo scorso novembre ho presentato al Consiglio regionale una mozione affinché nel Lazio non si procedesse alla sperimentazione e allutilizzo della pillola abortiva. Il documento è stato discusso il 1° dicembre e bocciato dalla maggioranza di centrosinistra. Ora inizieremo una nuova battaglia, con maggiore impegno, a difesa della vita». Parere negativo anche dal segretario regionale dellUdc, Luciano Ciocchetti: «LUdc si opporrà in tutti i modi alla sperimentazione della pillola abortiva Ru486 nel Lazio».
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