LA SENTENZA DELLA CASSAZIONE

Nei confronti dell’ex capo della Polizia, Gianni De Gennaro, «non si è acquisita alcuna prova o indizio di un “coinvolgimento” decisionale di qualsiasi sorta nell’operazione Diaz». Lo sottolinea la Cassazione nelle motivazioni della sentenza di proscioglimento di De Gennaro dall’accusa di concorso in falsa testimonianza. Ad avviso della suprema corte, la sentenza di appello con la quale De Gennaro, il 17 giugno 2010, era stato condannato a un anno e quattro mesi di reclusione dopo il proscioglimento di primo grado, prendeva le mosse dalla «illogicità dell’assunto del pubblico ministero nel malcelato tentativo di riportare nella vicenda dei fatti accaduti alle scuole Diaz un quadro di parallela responsabilità metagiuridica del capo della polizia, nei cui confronti non si è acquisita alcuna prova». I supremi giudici criticano anche la «farraginosa tesi della decisività dei dati relativi all’invio del dottor Sgalla presso la Diaz». Il procedimento che riguarda De Gennaro è stata la prima vicenda dei vari filoni processuali dopo il G8 di Genova culminato nella morte del giovane manifestante Carlo Giuliani, nelle devastazioni della città, con l’irruzione delle forze dell’ordine allascuola Diaz. Insieme a De Gennaro è stato prosciolto anche Spartaco Mortola, ex capo della Digos di Genova, per «l’assenza di seri elementi di prova a suo carico».
Per la Cassazione tuttavia l'intervento della polizia giudiziaria alla Diaz è stato eseguito «con inusitata violenza, pur in assenza di reali gesti di resistenza nei confronti delle persone, molte straniere, presenti per trascorrervi la notte».

Le indagini «rapidamente promosse dalla procura di Genova» hanno consentito «di chiarire subito i profili di abusività e ingiustificata durezza dell’azione portata a compimento nella scuola Diaz-Pertini». Il processo che vede imputati numerosi agenti e funzionari di polizia per le violenze alla Diaz, è fissato in Cassazione per il prossimo 11 giugno.

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