da Milano
Il voto degli italiani allestero è stato un gigantesco pasticcio. È scritto nero su bianco - prima ancora di vedere il video australiano - in un prezioso libro, intitolato «Nel segreto dellurna» e pubblicato da Utet. Il volume analizza con brevi saggi le elezioni politiche dello scorso anno da molti punti di vista: sistema elettorale, agenda dei candidati, sondaggi, differenze territoriali. I curatori sono tre brillanti studiosi: il sociologo Luca Ricolfi, il politologo Paolo Feltrin e lanalista di sondaggi Paolo Natale. Che hanno preso di petto il mistero dei brogli.
Feltrin con Umberto Coassin si occupa proprio del voto degli italiani allestero, su cui pesano «dubbi circa la regolarità della consultazione elettorale». Il sistema ha molte «anomalie», spiegano gli autori, soprattutto «con riferimento alle concrete modalità di organizzazione». Il primo problema è lanagrafe degli italiani allestero: funziona male, non è aggiornata. Dunque la lista degli aventi diritto non è precisa. I consolati sono andati nel caos, dovendo stampare materiale elettorale ufficiale affidandosi a tipografie locali, con risultati non sempre adeguati. Poi i plichi con la scheda per votare spediti agli elettori: alcuni lhanno ricevuto incompleto (addirittura senza scheda!), altri ancora non lhanno mai avuto, qualcuno lha rivenduto per pochi euro. Quindi «non vi sono molte certezze» sul rispetto dei principi costituzionali di «personalità e segretezza del suffragio». Per questo i due studiosi propongono un ripensamento legislativo: meglio far votare in Italia i residenti allestero, garantendo loro rimborsi per il viaggio.
Ricolfi (con Silvia Testa) allarga lanalisi nel mini saggio «Lipotesi dei brogli». Quanto accaduto allestero («non credo vi sia nessuna persona seria che si senta di dire che le operazioni di voto hanno seguito le procedure previste dalla legge, e nemmeno che le violazioni siano state lievi o sporadiche») è solo una delle dimostrazioni della complessiva «irregolarità del voto» del 2006. Altre prove: lo scrutinio elettronico e le falle nel procedimento elettorale (spoglio, verbali, trasmissione di dati). Dunque, spiega Ricolfi, «è plausibile lipotesi di brogli di entità non trascurabile (...) ma non sappiamo ancora chi ha vinto le elezioni politiche». Insomma il cadavere cè, il colpevole non ancora. Per ora, studiano i precedenti, a Ricolfi sembra che «la capacità di incidere sul voto (intesa come capacità di fare brogli e di impedirli allavversario) della sinistra sia un po maggiore di quella della destra».
Ma è solo un flebile indizio. Non una pistola fumante.
giuseppe.salvaggiulo@ilgiornale.it
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.