Le tragedie rimangono tragedie. Osservare 170 migranti inabissarsi nel mare tra la Libia, il Marocco e l'Europa è un dolore che segna la pelle di chiunque, anche del più cinico osservatore. Ma anche le bugie restano bugie. Pure quando c'è di mezzo il dolore di un naufragio di massa.
"Adesso qualcuno dovrà pure prendersi le sue responsabilità per queste vittime", dice a Repubblica Claudia Lodesani, presidente di Msf Italia. L'atto di accusa è rivolto al Belpaese, ai porti chiusi di Salvini, all'Europa che resta in "silenzio" di fronte alla "criminalizzazione delle Ong". Legittimo. Per Salvini invece la "colpa" del naufragio di venerdì è delle Ong. "Non sono io metterle sui gommoni mezzi sgonfi", dice il vicepremier, "sarà una coincidenza che da tre giorni c'è una nave di una Ong che gira davanti alle coste della Libia e in questi giorni gli scafisti tornano a far partire gommoni che si sgonfiano?".
Posizioni sostanzialmente inconciliabili. Da una parte chi è certo che la presenza delle navi umanitarie sia un pull factor, spinga cioè i migranti a salpare; dall'altra chi rivendica l'obbligo "di salvare le vite umane" imposto dalla legge internazionale. In mezzo ci sono però i numeri. E quelli non si possono falsificare. "Folle attaccare noi delle Ong, più morti proprio perché ci bloccano”, titolava oggi Repubblica. Ma è una bugia.
Vediamo perché, osservando i dati sui decessi nel Mediterraneo centrale forniti dal Missing Migrants Project dell'Organizzazione internazionale delle migrazioni.
Quando nel 2014 le Ong erano solo un miraggio ma l'Italia finanziava l'operazione Mare Nostrum (voluta da Letta), di morti in mare se ne contavano 3.165. Tanti, tantissimi. La missione terminò il 31 ottobre 2014 e l'anno dopo i decessi diminuirono fino a 2.877. L'annus horribilis è il 2016: tra l'Italia e la Libia annegano 4.581 immigrati, guarda caso proprio quando a 12 miglia dalle coste di Tripoli navigano quasi 12 navi umanitarie.
La strage va avanti fino a metà del 2017. Il calo di decessi inizia ad agosto: dopo le partenze in massa di Pasqua, Minniti decide di varare una stretta. Nasce il codice di condotta per le Ong, iniziano le inchieste, scoppia lo scandalo e l'Italia sostiene la Guardia costiera libica. Così le organizzazioni umanitarie cominciano a limitare le operazioni al largo della Libia e non solo gli sbarchi in Italia calano vertiginosamente, ma anche le tragedie si riducono: dai 4.581 immigrati morti nel 2016 si arriva ai 2.853 del 2017. Gran parte di questi avviene nei primi sei mesi (2.171), poi il numero crolla a 682 nei restanti sei mesi (cioè dopo la stretta di Minniti alle Ong).
Nel 2018 il ritornello si ripete. Le Ong abbandonano definitivamente il campo e intanto la Libia inizia seriamente ad intercettare i barconi. I morti scendono da 2.171 a 1.314. Con l'eccezione di giugno (564 decessi), grazie la chiusura dei porti disposta da Salvini ingressi e lutti si sono ridotti via via al lumicino: a ottobre dell'anno scorso ne sono morti solo 7 (contro i 431 del 2016), a novembre 24 (contro i 703 di due anni prima).
Certo: vedere inabissarsi 170 corpi in un solo giorno è un dramma inestimabile. Ma asserire che è per l'assenza delle Ong che aumenta il numero di migranti morti è una bugia. Bella e buona. Nel 2019, dal 1 al 20 gennaio, il contatore segna 23 immigrati dispersi. Anno scorso erano 179. Due anni fa 202.
Direte: il flusso si è spostato verso la Spagna. Vero. Ma sommando le tragedie nella rotta centrale (Italia), quella occidentale (Spagna) e quella orientale del Mediterraneo, il risultato non cambia: nell'ultimo anno le fatalità si sono ridotte notevolmente, dai 5.143 del 2016 ai 2.229 del 2018.
Ps: Ong e sinistra fanno notare che nel 2019 il tasso dei immigrati annegati rispetto alle partenze è notevolmente aumentato. Dal 1,6% del 2018, oggi sarebbe al 6,7%. Come mai? Semplice: gli sbarchi si sono ridotti, dunque è salita la percentuale.
Una normale conseguenza matematica. Il dato, se non falsato, è quindi utilizzato in maniera pretestuosa. Domanda: ci interessa il tasso o il numero assoluto di migranti morti (in meno) dovuti alla politica dei porti chiusi?- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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