Senza saracinesche la Locanda Spinola si apre sui carruggi

Senza saracinesche la Locanda Spinola si apre sui carruggi

(...) La Locanda Spinola s'apre in questo vecchio cuore della Maddalena che chiama ossigeno. Una lampadina vicino alla luce della Galleria di Palazzo Spinola. Una visione dall'alto che porta quattro giovani imprenditori genovesi, Luciano Luna, Carlo Vio, Alessandro Bruzzo ed Enrico Rutelli, a mettere le mani sul vecchio magazzino, grattarlo per bene, scovare pietre lontane e rianimarlo del rosso del Palazzo di Piazza Pellicceria Superiore.
Rosso e oro. Il blu a cercare il firmamento che le altezze dei punti luci siano il faro dalla vetrina. Ieri l'inaugurazione alle 16 con la merenda per i bambini. Alle 19 la degustazione di piatti della tradizione. Con fiaccole e luminarie a segnare il passaggio dal Porto Antico a Via Garibaldi. «Locanda ad indicare il viaggio-ti spiega Luciano Luna-In mezzo tra un punto di partenza e uno d'arrivo».
Entri, il bancone poi la cucina a vista, mentre il riferimento è quella ottocentesca perfettamente conservata nella domus gentilizia. Luna un lavoro ce l'ha già. Come i suoi soci. Eppure. «Ci pensiamo da dieci anni a creare qualcosa per riportare qui la gente». Lavorano con l'Incubatore di Imprese del Centro Storico, Comune di Genova. Che cofinanzia il progetto e segue l'iter di ristrutturazione.
I bambini arrivano e assaggiano. Le pietre sporgenti dalla volta e la chiave di chiusura fanno pensare al piano d'una scala. Come il pilastro in marmo limato dai secoli. A terra legno, poi graniglia genovese e ancora legno. Tre ambienti ad accogliere una cinquantina di ospiti. Ci lavorano gli architetti Riccardo Sirotti ed Elisabetta Argenziano. L'effetto è modulato. Le piastrelle originali vengono riposizionate. Fanno pensare ad un passato di taverna. La Locanda ha rielaborato tutto. Alla consolle dei piatti lo chef Riccardo Macciocu, un passato in Spagna, Inghilterra e Giappone, adesso è solo Maddalena. Il menù a base di pesce e carne viaggia sulla cucina regionale e italiana. Tutti i giorni, eccetto il lunedì, pranzo e cena. Tonno marinato all'aceto balsamico, coniglio impanato al rosmarino in salsa di carciofi e dolci fatti in Locanda. Un assaggio.
La gestione è di Roberto Vio. Che già manager d'una multinazionale, rimette in gioco le sue qualità imprenditoriali. Capacità di pianificazione e una buona dose di passione. Che condivide col gruppo di capitani coraggiosi in tutt'altre faccende affaccendati. Perché Luna è un manager nel settore ferroviario e il fratello di Vio è un triatleta.
Poi le storie si incrociano e si fermano ai vicoli della Maddalena. Non ci sono saracinesche alla Locanda. Solo grandi vetrate e dietro luci e musica. Ieri le danze hanno raccontato il futuro. Che i progetti si dilatano: «Proporremo serate a tema. L'idea poi è di creare una convenzione con la Casa della Musica che nascerà nel Porto Antico. Portare qui gli artisti. E magari lavorare con la Galleria per ospitare mostre. O allargarsi agli eventi sportivi.

Dobbiamo creare un circuito di giorno e di notte». Cresce il rumore. Cresce la musica. S'infilano un po' tutti. Le luci le hanno visto da lontano e sono scesi. «È il firmamento» strizza l'occhio Luna. È ossigeno per la Maddalena e la sua gente del porto.

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