È la serie non in lingua inglese più vista di sempre su Netflix. Squid Game, tre anni fa, divenne un fenomeno globale, accumulando 1,65 miliardi di ore di visione in 28 giorni, raggiungendo 111 milioni di account Netflix e vincendo sei Emmy Awards come quelli al migliore regista per una serie drammatica, andato al creatore, sceneggiatore e regista della serie, Hwang Dong-hyuk, e al migliore attore drammatico, al protagonista Lee Jung-jae, ovvero Gi-hun, il famoso giocatore numero 456, la cui carriera è decollata anche al di fuori dei confini coreani. Un successo come quello di Squid Game non poteva non generare in Netflix la voglia di una seconda stagione, che dal 26 dicembre sarà sulla piattaforma di streaming e che ha già ottenuto una nomination come migliore serie drammatica ai Golden Globes. La terza stagione, già girata e in fase di post-produzione, sarà quella finale.
Squid Game, due anni fa raccontava di qualche centinaio di giocatori costretti ad affrontarsi in una sfida all'ultimo sangue con giochi all'apparenza innocenti. Solo uno era sopravvissuto: il giocatore numero 456, interpretato da Lee Jung-jae. «Quando ho letto come il mio personaggio tornerà ho pensato che Hwang Dong-hyuk è un fottuto genio», dice Lee Jung-jae. Torneranno anche Lee Byung-Hun (il direttore dei giochi Front Man), Wi Ha-joon (Jun-ho, il poliziotto che si mette alla ricerca di suo fratello) e Gong Yoo (il promoter che invita i concorrenti). Oltre a loro, vedremo diversi nuovi personaggi che in Corea del Sud sono attori affermati e famosi.
L'ultimo episodio della stazione di debutto aveva visto il giocatore numero 456 apprestarsi a volare negli Stati Uniti per ricongiungersi alla figlia, ma poi aveva incontrato uno dei reclutatori del gioco e aveva cambiato idea, decidendo di agire per sgominare l'organizzazione alla testa della sanguinosa competizione. La prima scena della seconda stagione si apre dunque dove si era chiusa la prima, in un aeroporto. Gi-Hun ha una parrucca rossa in testa: «È un'idea che mi è venuta istintivamente - spiega ancora l'autore - ho pensato a Gi-Hun che entrava dal parrucchiere e sono arrivato alla conclusione che il rosso fuoco sarebbe stato perfetto per simboleggiare la sua rabbia interiore».
I nuovi episodi sono anche fonte di polemiche woke, per un personaggio transgender interpretato da Park Sung-hoon, che non fa parte
della comunità Lgbtq. «Le cose in Corea vanno un po' diversamente che in Occidente - spiega Hwang Dong-hyuk - e quando abbiamo cercato un attore nella comunità transgender non siamo riusciti a trovarlo, e questo è desolante».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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