Scrivere un sequel di una serie cult non è un’impresa da poco. Questo lo si deve ammettere. Ci sono tanti aspetti da analizzare. In primis c’è il rischio di non superare le aspettative del pubblico. Ciò che è avvenuto con And just like that ha dell’incredibile. È un sequel a tutti gli effetti di una tra le serie più famose degli anni 2000, che è tornata in tv dopo che la "serie madre" aveva fatto già il suo percorso, e dopo ben due film per il grande schermo che, in un certo qual modo, avevano esplorato in lungo e in largo tutte le svolte narrative possibili. Ma, il mondo è andato avanti e Carrie e le sue amiche non potevano esimersi nel non raccontare gli usi e costumi della nostra modernità, ai tempi dei social e degli amori mordi e fuggi. È con questa intenzione che lo storico creatore di Sex and the City, ben tre anni fa, ha annunciato il ritorno delle iconiche protagoniste della sua serie più famosa per nuove e incredibili avventure in quel di New York, che, neanche a dirlo, immagina una Grande Mela in un futuro immediato, dopo il Covid e dopo il lockdown.
Così, nel dicembre del 2012, sulla HBO e qui in Italia su Sky e Now in contemporanea con gli States, le ragazze di Sex and the City sono tornate in And just like that. Al netto dell’entusiasmo di immergersi di nuovo nella vita da favola di Carrie, la serie ha puntato non solo sull’effetto nostalgia ma anche sulla condizione di una donna che ha superato i cinquanta anni e che vive in un mondo cosmopolita che si muove troppo in fretta. Peccato però che l’ironia pungente e quella critica sagace alla società contemporanea è stata sostituita da una retorica di poco conto su femminismo e diversità, e, soprattutto, si è persa la magia che aveva caratterizzato Sex and the City. Ma, nonostante le critiche accese, perché la serie ha trovato comunque largo consenso?
La morte di Mr. Big come punto di rottura
C’è da dire che il ritorno in tv di un marchio come Sex and the City è stato accolto con piacere. Dopotutto, è stata la prima serie che ha parlato di donne, di sesso e di cultura pop con uno sguardo attento e senza peli sulla lingua. Un successo che è stato inarrestabile e che in pochi sono riusciti a replicare. And just like that, però, non poteva riproporre gli stessi temi e gli stessi intrecci. C’era bisogno di un vero e proprio scossone. La prima stagione, infatti, si apre proprio con la morte di Mr. Big, il marito di Carrie. Un evento che travolge la protagonista e il pubblico stesso, e che fa intuire come anche la vita più bella può essere difficile e disperata. Per Carrie si apre così la stagione del lutto. Torna a vivere nel suo appartamento e cerca di mettere insieme i cocci della sua vita. Miranda, in crisi con il marito, e Charlotte, alle prese con le figlie adolescenti, sono le uniche persone su cui può fare affidamento. Alle sue spalle c’è la città di New York con le sue bellezze e le sue contraddizioni che cresce e torna a essere la vera protagonista dello show. Si dice che la morte di Mr. Big non sia stata un caso dato che, giorni dopo l’uscita dell’episodio, l’attore è stato travolto da un’accusa di violenza sessuale che, ovviamente, ha messo un freno alla sua carriera.
No Samantha, no party
C’è da dire, però, che il sequel soffre molto l’assenza di Samantha Jones. La camaleontica mangiatrice di uomini, infatti, non è presente nella serie (tranne in un cameo nel finale della seconda stagione) per volere della stessa attrice. Kim Cattrall, infatti, non ha mai nascosto i suoi conflitti sul set con Sarah Jessica Parker, conflitti che sono più e volte sfociati in veri battibecchi sui social e sui magazine di settore. Un’assenza che è stata colmata con tanti e nuovi personaggi ma, di fatto, nessuno ha lo stesso appeal di Samantha. È sempre stata una donna fuori dagli schemi, la prima che non ha mai avuto paura di mettere in mostra la sua forza e le sue fragilità. Senza di lei è ovvio che la serie ha perso un po' del suo appeal, ma gli sceneggiatori sono riusciti comunque a creare una realtà funzionale anche senza Samantha. Certo manca del brio, ma, dopotutto, non si può chiedere anche la luna.
Miranda e la sua svolta queer
Ma di sicuro, più di tutti, è proprio il personaggio di Miranda a non funzionare nella nuova stagione. L’attrice, orgogliosamente omosessuale, ha preteso dalla produzione una maggiore attenzione a storie inclusive e sulla diversità. Il che, visto in questo modo, può essere anche una scelta interessante ma, purtroppo, le cose hanno preso una svolta inaspettata e poco credibile. Miranda, infatti, si trova in crisi con il marito e si scopre attratta dalle donne, o meglio da Che, una donna non binaria che gestisce un podcast. Una storia che, di fatto, non ha mai bucato lo schermo dato che è stata gestita senza alcun senso logico e senza nessuna cognizione di causa. Per Miranda che è sempre stata una donna libera e indipendente, questa è stata una scelta poco incline al suo personaggio. Infatti la sua storia proprio non è piaciuta ai fan storici.
Una serie che è l’immagine di ciò che siamo diventati
Come si può notare, resta una serie che non passa inosservata. Anche se la prima stagione di And just like that ha funzionato molto di più rispetto alla seconda, le nuove avventure di Carrie e co. restano un punto fermo per la pop culture di oggi. Lo show, infatti, non solo regala uno sguardo acceso e meraviglioso sulla città di New York e sulla vita modaiola della Grande Mela, ma riflette anche su tutte le più grandi contraddizioni del nostro tempo. Nel farlo, però, cade vittima di un eccessivo politicamente corretto che, di conseguenza, fa snaturare le intenzioni di base. Sì, è positivo il fatto di raccontare di un mondo più inclusivo ma sono i modi forzati che non regalano l’effetto sperato. Sex and the City era spregiudicato perché aveva dato voce ai desideri più segreti delle donne, ora che quei segreti non sono più un tabù, a venir meno è l’effetto sorpresa.
All’orizzonte c’è anche una terza stagione
Nonostante ciò e dopo un secondo capitolo non all’altezza, la serie è stata da poco rinnovata per una terza stagione.
Si conosce poco o nulla sui possibili risvolti dato che i lavori cominceranno una volta terminato lo sciopero. In molti, però, si chiedono se nel terzo capitolo, finalmente, farà il suo ritorno la mitica Samantha. Forse solo lei può risollevare le sorti di una serie che, per il momento, non convince come dovrebbe.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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