House of the dragon, il prequel del Trono di Spade si tinge di vendetta

Abbiamo visto in anteprima i nuovi episodi di House of the Dragon, la serie spinoff de Il trono di spade: tra tradimenti e omicidi ecco cosa bisogna aspettarsi dalla seconda stagione della serie con Matt Smith ed Emma D'Arcy

House of the dragon, il prequel del Trono di Spade si tinge di vendetta
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Il trono di spade, la serie televisiva tratta dalla saga (ancora incompleta) di George R.R. Martin, è stato un vero e proprio fenomeno culturale, che ha tracciato un punto di cesura tra un prima e un dopo, come solo i grandi prodotti televisivi hanno saputo fare nel corso dei decenni. Con Il trono di spade si è ritrovato il piacere di condividere la visione, di condividere un argomento di conversazione basato sui percorsi di personaggi immaginari ma anche profondamente reali nella loro costruzione. Con un successo come questo alle spalle, non sorprende che si sia scelto di "spremere" la gallina dalle uova d'oro, creando delle serie spinoff. La prima stagione di House of the Dragon, la serie prequel della saga principale, ha messo in chiaro quanto il pubblico sentisse la mancanza di Westeros e dei Sette Regni. E non dovrebbe sorprendere nemmeno l'attesa della seconda stagione, che debutterà in esclusiva su Sky e in streaming solo su NOW in contemporanea con gli Stati Uniti il prossimo 17 giugno. Tratta dal libro Fire and Blood, scritto dallo stesso Martin, House of the dragon è ambientato duecento anni prima di Cersei Lannister e segue la guerra interna a una delle famiglie più potenti di Westeros, i Targaryen.

I nuovi episodi prendono il via più o meno da dove si erano fermati nella passata stagione. Westeros è una terra che sembra pronta a grondare sempre più sangue a causa della guerra civile che vede contrapposta la fazione di re Aegon (Tom Glynn-Carney) e quella di Rhaenyra (Emma D'Arcy), sempre più determinata a dimostrare di essere lei la legittima erede al trono di spade e di essere stata in qualche modo derubata del suo diritto di nascita. Mentre i draghi continuano a solcare i cieli, rappresentando una minaccia e insieme un promemoria di quello che può accadere a chi si mette contro un Targaryen, nei vicoli sporchi della città camminano topi e traditori, abili con le lame e pronti a tutto pur di ottenere ciò che vogliono. Mentre la legittimità della linea di sangue viene messa in discussione, Daemon (Matt Smith) è alle prese con il suo bisogno di guerra e vendetta, mentre qualcosa dentro di lui sembra destinato a cambiare per sempre.

Se la prima stagione di House of the Dragon poteva essere considerata alla stregua di un capitolo introduttivo utile al pubblico a entrare in un mondo familiare ma comunque del tutto nuovo, i nuovi episodi svelano l'anima nera dell'opera di Martin, portando a galla gli intrighi di palazzo, i rancori e la violenza che i fan dello scrittore avevano avuto modo di conoscere già in Game of Thrones. Da questo punto di vista, la seconda stagione di House of the Dragon racconta una storia molto più brutale, che non lesina su scene disturbanti e disturbate, che mostrano l'anima marcia di un regno così assetato di potere da rinunciare persino a qualsiasi parvenza di umanità. Un aspetto, questo, che senza dubbio rende la visione dei nuovi episodi più coinvolgente: mentre sullo sfondo viene tessuta una rete di segreti e complotti, realizzati da vecchi nemici e volti del tutto nuovi, in prima linea c'è più attenzione per l'azione. Nonostante la "danza dei draghi" non sia ancora iniziata del tutto, le minacce di questa guerra leggendaria premono ai lati dello schermo, dando allo spettatore la sensazione di essere in una costante attesa di qualcosa di terribile, una tensione sotterranea che impedisce di distogliere lo sguardo anche dalle scene apparentemente più calme e lente. Interessante è anche la modifica del sentimento alla base del racconto. Se nella prima stagione si combatteva soprattutto per la legittimità al trono, questa seconda stagione è un canto di vendetta. Tutti i personaggi, chi più chi meno, sono convinti di aver subito un torto, una ferita inguaribile che merita di essere vendicata. E la vendetta viene portata sul grande schermo in modi diversi, quasi che fosse un modo per i personaggi di comunicare se stessi, di identificarsi, di essere riconoscibili. La narrazione, così piena di risentimenti e punti di vista contrapposti ma ugualmente validi, dimostra che House of the dragon ha imparato dai suoi stessi errori. Se nella prima stagione la serie difettava di una certa partecipazione da parte del pubblico, questa seconda stagione porta gli spettatori a dover prendere una decisione, a scegliere da che parte stare in una guerra sempre più inevitabile.

Ed era proprio la possibilità di scegliere la propria fazione ad aver trainato il successo di Il trono di spade. House of the dragon sembra aver finalmente imparato la lezione dal suo predecessore, di modo che chi guarda può scegliere anche il fronte da seguire, facendo accrescere così l'empatia e il coinvolgimento.

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