«Serve una soluzione» Tira aria di pace tra Snai e Stanley?

«Troviamo una soluzione condivisa, prima che sia qualcun altro a decidere», afferma John Whittaker, ceo Stanleybet, in riferimento all’articolo apparso in questa pagina su un recente pronunciamento della Cassazione. In quella circostanza la IV^ Sezione Penale della Corte aveva espresso un netto distinguo fra gli operatori che hanno ottenuto delle concessioni in Italia e quelli che non hanno partecipato ai bandi per libera scelta.
A questo riguardo Whittaker scrive al nostro giornale: Concessionario Aams e, contemporaneamente, operatore cross-border? Illegale! Nella sua recente sentenza la Cassazione mentre da un lato non ha dubbi sull’illegalità di un operatore come Goldbet che vuole stare con i piedi in due staffe, dall’altra differenzia la posizione Stanleybet perché ha impugnato il bando Bersani e deciso di non partecipare alle gare. Un caso unico: Tar Lazio e Cassazione lo mandano alla Corte di Giustizia e, andando oltre le richieste di Stanleybet, mettono in dubbio l’intero sistema concessorio. Se vinciamo è un disastro: quasi certo il passaggio ad un sistema autorizzatorio. In fumo anni di sacrifici fatti da Stanleybet e dai concessionari: tutti a mani vuote tranne chi i soldi se li è già presi: Aams, lo Stato Italiano e centinaia di avvocati! Però dico: finiamola con questa storia che il sistema Bersani è stato discriminatorio. Ormai è accaduto. Concentriamoci su un altro punto: chi realmente è stato discriminato? Vediamo. Chi ha partecipato alle gare, no. Chi non ha partecipato e non ha impugnato il bando, no. Chi è nato dopo che le gare erano già state bandite, no. Chi resta? Solo Stanleybet. E allora: troviamo una soluzione condivisa, prima che sia qualcun altro a decidere.
È la prima volta che Stanleybet lancia un messaggio di questo tipo. E quindi c’è da chiedersi a cosa può portare. Aams s’è trincerata dietro un rigoroso «no comment» spiegabile con il contenzioso intentato dal bookmaker inglese contro il nostro Stato. Ma esiste margine di manovra, è interesse di tutti trovare una soluzione. Nel merito la ricostruzione fatta da Whittaker può trovare dei consensi, c’è però da verificare l’impalcatura con la creazione di alcuni passaggi normativi. Non si può azzerare d’acchito una guerra in atto da anni. Dal dettato del ceo sembrerebbe che Stanleybet intenda normalizzare la sua posizione a patto di tenere in vita i 500 ctd sul territorio. Ma il bookmaker di Liverpool, stando così le cose, sarebbe disposto a pagare le relative concessioni oltre logicamente le imposte fiscali mai versate? È questa una premessa indispensabile. Altrimenti addio trattativa.
Un punto d’incontro potrebbe prendere corpo sulla revisione del passato, in particolare sul bando Bersani. «Perché Stanley non ha partecipato alla gara?», la domanda di Aams. «Perché avremmo dovuto chiudere i ctd», la risposta dell’operatore britannico che si ritiene danneggiato dalla legislazione precedente, vale a dire dall’impossibilità di operare nel mercato italiano prima del bando Bersani. Ritenuto quindi discriminatorio. Di qui il ricorso alla Corte di Giustizia che dovrebbe pronunciarsi fra un anno.
Nel frattempo l’art.

2 del decreto incentivi ha chiarito la situazione in Italia affermando che la raccolta delle scommesse sportive è subordinata alla concessione di Aams e non al semplice rilascio della licenza di pubblica sicurezza. Un passo alla volta…

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