Servizi indesiderati sui cellulari: trentamila reclami al Garante

In un anno è più che raddoppiato il numero delle segnalazioni da parte di cittadini e aziende

Servizi indesiderati sui cellulari: trentamila reclami al Garante

«Mi sono accorto di avere sul cellulare un servizio di segreteria telefonica che non ho mai richiesto. Chi vi ha autorizzato ad attivarlo?».
«Si tratta di una nostra offerta speciale, il costo è di pochi centesimi. Ma se non lo vuole, provvederemo al più presto...».
Di conversazioni simili, ogni giorno, ce ne sono migliaia; da una parte i clienti che reclamano, dall’altra gli operatori di telefonia mobile che cercano di fare i furbi. Chi più, chi meno, ci provano tutti. È la strategia dei grandi numeri: su un utente che protesta indignato, ce ne sono tre che o non si accorgono del «regalo» (a pagamento) o non hanno la pazienza per chiedere spiegazioni. Da parte loro gli assistenti alla clientela dei «numeri verdi» si sono trasformati in professionisti del traccheggio: quando rispondono (magari dopo decine e decine di tentativi andati a vuoto) prendono tempo, danno spiegazioni vaghe, fanno finta di non capire. E così al poveretto che si ritrova sul cellulare l’ennesino cadeau indesiderato non resta che disdire l’abbonamento (anche questa una proceduta tutt’altro che semplice) o rivolgersi alle associazioni dei consumatori e all’Autorità per le telecomunicazioni.
Due i casi più recenti saliti agli onori della cronaca: Wind che a giugno intendeva aumentare una tariffa già sottoscritta e Vodafone che ha attivato a tappeto (e poi sospeso a furor di popolo) il servizio «Sms Vocale», senza che i clienti l'avessero richiesto. Il servizio partiva in automatico quando il numero chiamato risultava non raggiungibile, addebitando a chi telefonava ben 29 centesimi, a meno che la chiamata non venisse interrotta entro un secondo e mezzo.
Il fenomeno è molto più diffuso di quanto si creda. Nel 2006, ad esempio, è più che raddoppiato il numero delle segnalazioni inviate all’Autorità da cittadini e aziende. Trentamila esposti per denunciare soprattutto l’attivazione di servizi non richiesti: dalla modifica dei piani tariffari alla fornitura di segreterie telefoniche o Adsl (1.252 esposti); subito a seguire, (con 1.081 segnalazioni) le denunce relative ai «servizi a tariffazione specifica», come le numerazioni 199, 899, 892, ancora una volta non attivati dal consumatore.
Cifre contenuti nella relazione annuale del Garante per le telecomunicazioni, che individua in Telecom, Tele2 e Wind (telefonia fissa) gli operatori citati più spesso nelle segnalazioni. Un dato statisticamente spiegabile col fatto che questi tre operatori raccolgono nel nostro Paese la fetta più consistente del mercato della telefonia. Aziende più piccole ricevono invece mediamente un numero inferiore di contestazioni, ma ciò non vuol dire che siano un modello di correttezza. Anzi, spesso accade esattamente il contrario.
Tra i tanti punti dolenti spicca la mancata «portabilità» del numero mobile (564 esposti), con tempi d’attesa più lunghi di quanto stabilito dalla legge. Molte lamentele (561) riguardano anche gli addebiti, con contestazioni relativi a prezzi e canoni non applicati correttamente o con la modifica unilaterale delle tariffe. Poi addebiti contestati, proteste per la scarsa qualità del servizio e pubblicità ingannevoli: specchietti per allodole dove la somma addebitata non è mai quella indicata nello spot.
Intanto tutti gli operatori stanno alzando prezzi, tanto che a conti fatti si registra il 20% di maggiorazione media sulle telefonate e il 50% sui messaggi. Un’escalation che non ha pari in Europa.

Le linee mobili attive nel nostro paese sono oltre 60 milioni, mentre le carte telefoniche prepagate superano i 52 milioni. Un mercato definito da alcuni una «giungla», da altri un «far west». E che il recente decreto Bersani (non distinguendo più tra operatori piccoli o grandi) rischia di rendere ancora più selvaggio.

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