Sesso e ricatti: assedio all’isola dei famosi

Sfilata di stelle davanti agli inquirenti. Tra i testimoni convocati: Hunziker e Arcuri, Montella e Adriano, Yespica e Ribas

Gianluigi Nuzzi

da Milano

Sono almeno quattro, forse cinque le richieste di misura cautelare che il Pm John Henry Woodcock ha già firmato nell’inchiesta che da Potenza sta facendo tremare il mondo dello spettacolo. I nomi sono ovviamente top secret ma le accuse contestate agli indagati, a oggi una dozzina, sono pesanti: associazione per delinquere, estorsione e traffico di stupefacenti. Fotografie imbarazzanti scattate per ricattare calciatori, soubrette, giornalisti e persino leader politici. Scatti che li ritraggono nei loro vizi più segreti. Prostitute e prostituti disposti a salpare sui panfili ancorati in rada a Porto Cervo, salire le scalette di aerei privati e abbandonarsi nelle suite di un albergo a due passi da piazza del Popolo a Roma o in un residence in Costa Smeralda. E ancora cocaina per il discreto uso di amici troppo noti per rivolgersi a loquaci spacciatori. Insomma, un’indagine che taglia il mondo patinato dello spettacolo, scuote quello della politica, dell’informazione e dello sport. Con un’organizzazione che avrebbe approfittato delle debolezze dei vip ora per ricattarli, ora per procacciare soubrette pronte a tutto, ora per smerciare la polvere bianca. Questo, ovviamente, secondo l’accusa. Tutta da provare.
Tra le persone nel mirino degli inquirenti personaggi noti, primo fra tutti Lele Mora, l’ex parrucchiere di Bagnolo di Po diventato in vent’anni agente di punta del mondo dello spettacolo. E vip sono anche molti testimoni chiamati in Procura in gran segreto con un invito senza nemmeno la firma del Pm per tenere la cosa riservata. Una vera passerella di nomi noti: da calciatori come Adriano e Vincenzo Montella ai direttori di Panorama e del Tg4, Pietro Calabrese ed Emilio Fede. Neanche il mondo dello spettacolo poteva ovviamente mancare: Michelle Hunziker è stata chiamata per alcuni scatti di quando era esordiente e Manuela Arcuri anche lei per alcune foto. E poi l’ex letterina Francesca Lodo oppure Aida Yespica e l’ex velina Ana Laura Ribas. «Mai viste tante splendide ragazze - confida un inquirente - anche se molti dei loro verbali non offrono elementi accusatori interessanti». Una spola quindi tra la sede di via Nomentana dello Sco, il servizio centrale della polizia, creatura amatissima da Gianni De Gennaro, e la Questura di Milano. Tutti i volti noti della scuderia di Lele Mora davanti agli inquirenti. E persone che comunque hanno condiviso interessi con la galassia della lussemburghese Feva Investments che dal Granducato gestisce gli affari di Mora.
Fari puntati ovviamente sulla Ventura. Sia la settimana scorsa a Milano, sia a Roma un mese fa ha negato di aver mai subito tentativi di estorsione da parte di Mora. Ha cercato di focalizzare con Woodcock l’addio maturato da Mora nell’inverno scorso in quattro, cinque mesi dopo 12 anni di affiatato rapporto professionale. Indicando anche in una scottante inchiesta dell’allora settimanale News di Andrea Monti, uno dei motivi che la indussero a chiudere con il suo agente. Secondo lei, Mora aveva come perso il senso della misura. La Ventura ha aggiunto: «Essere accostata alle veline mi penalizzava nell’immagine e per questo ho deciso di concludere la collaborazione». Nessun riferimento, invece, da quanto si apprende, a vicende penalmente rilevanti.
Ancora ieri, dopo una clamorosa fuga di notizie sull’inchiesta, Woodcock era nella capitale per raccogliere notizie. «Non parlo di cose che non esistono - glissa Woodcock - e questa indagine esiste solo in certe menti». Ma è un gioco delle parti. Gli inquirenti stanno lavorando soprattutto sul fronte del traffico di droga e sulla prostituzione. Perché quattro mesi di intercettazioni telefoniche e pedinamenti non sono evidentemente bastati. Filtra la notizia che oltre 140 bobine sono ancora da trascrivere ma le allusioni alla compravendita dello stupefacente rimangono allo stato troppo fragili per contestarle in provvedimenti cautelari. Più solido invece il quadro raccolto sulle estorsioni. Pacchi di fotografie di festini, orgie, di incontri segreti tra amanti, di situazioni equivoche e persino di persone colte dall’obiettivo mentre assumono cocaina, erano la potente arma per ricattare vip di ogni tipo. Ottenere soldi, regali, certo. Ma non solo. Anche e soprattutto favori e raccomandazioni in un mondo, quello dello spettacolo, dove il divano del produttore non rimane mai freddo. Io ti offro una notte da favola con le ambiziose soubrette che aspirano alla televisione, tu mi fai fare un servizio su tizio che magari mi serve per convincere caio a diventare sponsor.
Un circuito che si autoalimentava. Ma Mora non ci sta: «Sono estraneo ai fatti, mi sento come se mi fosse passato sopra un caterpillar». E non ci sta anche Fabrizio Corona, marito della modella Nina Moric e titolare di un’agenzia di fotografi, accusato di ricattare vip con foto compromettenti.

Dice di non aver saputo nulla dalla Procura di Potenza, contestando «con forza gli addebiti ascrittigli». Fede, invece, parla di una «coincidenza di attenzione, giornalistica da parte mia, giudiziaria da parte di Woodcock».
gianluigi.nuzzi@ilgiornale.it

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