Franco Ordine
nostro inviato a Milanello
Il Milan riacquista ufficialmente Shevchenko, siamo noi (qui intesi come media, tv e giornali) che perdiano i contatti con un vecchio, caro e correttissimo amico. Nessun dubbio sulla scelta di fondo che da mesi orienta la vita pubblica e privata di Andriy Shevchenko, Pallone doro in carica, bomber da 24 carati, al settimo anno con la casacca del Milan onorata con una valanga di gol. La frase, scandita ieri mattina a Milanello, è di quelle che non ammettono obiezioni, se o ma. «Mai sfiorato dallidea di lasciare il Milan» la frase che cestina quelle settimane passate a inseguire una improbabile trattativa col Chelsea, interrotta sul nascere dalla indisponibilità di Galliani a fare il prezzo e dalla consapevolezza di Abramovich di non riuscire a forzare il blocco. La sorpresa, allora, è la seconda. E cioè la scelta di Sheva di codificare la sua comunicazione attraverso un sito nuovo di pacca (www.sheva7.com) e di affidare addirittura a una addetta stampa i contatti un tempo gestiti semplicemente e personalmente, un sms e via, appuntamento alla sera per una chiacchierata in libertà, «questo tu non mi fare dire» le raccomandazioni puntualmente rispettate. Merito o colpa, chissà, del Pallone doro, delle cento interviste richieste, delle pressioni di sponsor e di qualche incidente diplomatico. Tipo appunto le settimane di titoloni sui giornali a inseguire un trasferimento al Chelsea, mai iscritto allordine del giorno della famiglia Shevchenko. «Linteressamento del club inglese cè stato ma non mi sono mai lasciato sfiorare dallidea di lasciare il Milan. E invece sono state scritte cose inesatte interpretando i miei pensieri, che sono miei e sulla cui autenticità rispondo attraverso il sito» la spiegazione doppia fornita da Sheva: da una parte la ricostruzione dellepisodio, dallaltra la decisione di sottrarsi al supplizio e alla rincorsa delle voci, del pettegolezzo, della frase rubata allamico, al conoscente o addirittura allagente (Oscar Damiani), visibilmente ridimensionato.
La fedeltà di Sheva al Milan è fuori discussione, adesso. E non solo perché ha scolpito sulla pietra il suo futuro ma perché nel frattempo ha reso pubblico un piccolo aspetto privato. Sarà Silvio Berlusconi, il patron del Milan, a far da padrino al battesimo di Jordan, suo figlio. Da decidere la data, da incastrare nel fitto calendario degli impegni del premier. «Ho pensato a questo particolare primancora che nascesse Jordan» è il dettaglio fornito dal re del gol made in Milan (255 partite, 145 reti) a testimonianza di un rapporto che non può sfociare nella cerimonia e nellintreccio familiare. Fedeltà assoluta al Milan, allora, scoperto dallucraino «molto più forte dellanno passato e non solo in attacco grazie allarrivo di giocatori importanti». Già perché lattacco «stratosferico», come lo definisce Galliani, non è in assoluto il pregio migliore del nuovo Milan. «Semmai è il gruppo» insiste Sheva, dunque i rapporti personali, più che lintesa con Gilardino o con Vieri, «io mi trovo bene con tutti e due» la frase che taglia le gambe a qualsiasi dietrologia spuntata come erba velenosa nelle prime settimane di agosto (Sheva in sintonia con Vieri e non con Gilardino una che ha fatto il giro delle redazioni). Stessa musica anche sul tema Cassano, «decide il club non io» e via in dribbling da unaltra mina vagante. Ma a proposito di gruppo: e il rapporto con Ancelotti? Ecco laltro fronte aperto, il nervo scoperto. Qui Shevchenko, come sul tema del mercato, è risoluto, deciso. «Non nascondo che su alcuni argomenti tecnici abbiamo piccole discussioni che finiscono subito, pareri diversi cioè ma è il normale dibattito, il nostro rapporto personale è ottimo» assicura e anche quella famosa chiacchierata dinanzi allingresso di servizio del ristorante di Milanello può andare in archivio. Definitivamente. Senza far cambiare idea a Sheva sul conto dello scudetto che da domani torna in ballo. «Spero che non sia una lotta a due, come lanno scorso, altrimenti il campionato perde interesse, spero che ci sia anche lInter, oltre alla Roma e allUdinese in lotta» suggerisce. Né moltiplicando le ansie di chi lo vede in ritardo sulla tabella di marcia, 1 solo gol a Lugano nellestate. «Ho tirato poco contro Samp e Juve ma può succedere» è la sua teoria.
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