Che abbia tradito i siciliani, buttando fuori dalla sua giunta il Pdl e governando con Pd e Fli, non è una novità. Ma in qualche modo il voto di sfiducia a Berlusconi espresso dal Mpa del governatore di Sicilia, Raffaele Lombardo, acuisce ancora di più la frattura, ormai insanabile, che c'è con il Pdl, che nel 2008 l'ha eletto con il 61 per cento. Di qui la richiesta che si dimetta, che arriva proprio dai vertici siciliani del Pdl. Perché, altro che «geometrie variabili», nell'Isola è stata stravolta alle basi la volontà popolare degli elettori.
«Per la prima volta, dal 2008 -scrivono in una nota i coordinatori regionali del Pdl, Giuseppe Castiglione e Domenico Nania - Lombardo ha votato contro il presidente Berlusconi, ma il Parlamento ha respinto il tentativo di ribaltone che si voleva portare avanti con un'operazione di palazzo. È stata bocciata l'alleanza anomala Fini-Bersani-Lombardo, che ha già esordito in maniera disastrosa al governo della Sicilia. Il capo autonomista siciliano - proseguono -dopo aver per la prima volta voltato le spalle a Berlusconi, che pure ha avuto il merito di averlo sostenuto nelle scorse elezioni politiche e di avergli dato una rappresentanza all'interno del governo assolutamente sovrastimata rispetto alla reale rappresentatività del Mpa, vede ora assottigliarsi la sua già sparuta rappresentanza nazionale. Lombardo ha scelto di puntare su Fli per il suo futuro politico e il triplo salto mortale di oggi si è dimostrato come l'ennesima prova di tradimento del voto degli elettori. Oggi - continuano i coordinatori - registriamo la sconfitta della loro anomala alleanza e il loro conseguente isolamento politico.
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