«Sicurezza e obiezione fiscale, siamo ai primi passi»

«Quella attuale è una fase di unità operativa che dovrà presto tradursi in un’unità politica. E sarà questo il passaggio più complicato»

Andrea Augello a ruota libera: dal futuro di Alleanza nazionale a Roma all’odierna manifestazione per la sicurezza, fino alla nascita dei comitati di obiezione fiscale. Quaranta giorni dopo il congresso dell’Eur - e il lusinghiero 25 per cento dei voti ottenuto contro il favorito neofederale, Gianni Alemanno - l’esperienza dei capitani coraggiosi sembra lontana dall’essere conclusa.
Senatore, dopo le assise capitoline il confronto interno ha subito una battuta d’arresto.
«Parlare di battuta d’arresto è inappropriato. Una volta archiviato il congresso, tranne che per alcune “scorie” che definirei fisiologiche, ho registrato un avvio di dialogo gestito da entrambe le parti con molta serietà. Abbiamo stabilito dei temi su cui collaborare: la sicurezza e la questione della fiscalità locale in primis. Certo, quella attuale è una fase di unità operativa che dovrà presto tradursi in un’unità politica attraverso, ad esempio, una sintesi dei due documenti precongressuali. E sarà questo il passaggio più complicato».
Perché?
«Perché i temi sul tappeto sono ancora quelli al centro del dibattito dell’Eur: come far funzionare la federazione, il rapporto con la direzione nazionale e il completamento degli organigrammi. Senza contare la cosiddetta questione morale: occorre cioè stabilire regole certe, condivise e codificate su come comportarci davanti alle offensive giudiziarie che riguardano i nostri eletti. Si tratta di passaggi da definire entro l’autunno, prima dell’assemblea regionale, ma che vanno accelerati da maggio, con una serie di iniziative che ho già in mente».
Quindici giorni fa la manifestazione di Largo Goldoni, alla quale ha partecipato quasi tutto il partito romano. Quali sono gli ultimi sviluppi sulla nascita dei comitati per l’obiezione fiscale?
«Abbiamo registrato un successo al di là delle aspettative, almeno a giudicare dalla eco mediatica e dalle centinaia di e-mail di semplici cittadini che hanno dimostrato attenzione per l’iniziativa. Attualmente possiamo contare già su 18 comitati, 16 formati da dottori commercialisti e 2 da rappresentanti di piccole e medie imprese, ognuno dei quali annovera dai 20 ai 30 membri. I dieci comitati originari stanno lavorando alla stesura dello statuto dei contribuenti, la “carta dei diritti” dei contribuenti locali».
Come verranno incanalate queste «energie intellettuali»?
«Quello del rapporto tra qualità dei servizi e fiscalità locale diventerà un tema sempre più dirompente. Oggi il contribuente è vittima di una sorta di “carambola” tra Stato e Regione che a livello nazionale ha prodotto un aumento del 10 per cento della pressione fiscale solo negli ultimi due anni. E il Lazio non fa eccezione. Una volta elaborato, lo statuto verrà discusso nel partito e decideremo se farne l’oggetto di una delibera comunale, vagliando tutte le strade percorribili».
Oggi la manifestazione sulla sicurezza. Il consigliere Fabio Sabbatani Schiuma ha parlato di «parata di corrente» lamentando la sua esclusione e quella del senatore Storace.
«Di sicuro c’è stato qualche errore di comunicazione, ma credo che An sia qualcosa di troppo importante per mettersi a giocare con i nomi sui manifesti. Personalmente ci sarò e non mi sento assolutamente fuori da un partito nel quale rappresento il 25 per cento degli iscritti. Militanti che si sono riconosciuti nelle mie posizioni dopo una sfida congressuale che era oggettivamente difficile da affrontare».
Al centro delle polemiche è finito anche l’operato del prefetto Achille Serra.
«In riferimento agli incidenti di Roma-Manchester, Serra si è sovraesposto mediaticamente. Quella del prefetto è una figura funzionale e non politica e ho trovato pleonastici, ad esempio, i suoi elogi alle forze dell’ordine.

Per il resto credo che personalizzare la questione della sicurezza sia sbagliato e che la priorità sia l’individuazione di forme di intervento e strumenti legislativi adeguati, specie in una realtà difficile come Roma».

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