Le signore di New York in lungo anche di giorno

Abiti "maxi" in stile anni Settanta per la donna eterea di Calvin Klein e quella latina di Custo Barcelona

Le signore di New York in lungo anche di giorno

New York - Proibito mostrare le gambe prima delle otto di sera: il lungo da giorno è la tendenza lanciata dalle passerelle di New York dove ieri si sono concluse le sfilate per la primavera/estate 2008. A riproporre la «maxi», lunghezza tipica degli anni Settanta, storicamente in auge in periodi di crisi economica, sono stati stilisti molto diversi come età, gusto e cultura: Francisco Costa per Calvin Klein, Custo Barcelona, Naoki Takizawa, Zac Posen e Marc Jacobs. Anche Elie TaHari ha progettato modelli in jersey che sfiorano le caviglie e donano a donne d’ogni tipo essendo la linea allungata a dismisura, trucco infallibile per slanciare le basse e rendere sinuose le spilungone. Il designer israeliano mette d’accordo perfino le rivali più famose del mondo: era suo il famigerato abito blu conservato da Monica Lewinsky per provare le performance di Bill Clinton nella stanza ovale e sono sue alcune delle giacche che Hillary indossa durante la campagna elettorale.

«È molto skinny, semplice e chic ma con un’attitudine sportiva» spiega Francisco Costa della collezione Calvin Klein che prevede deliziose tuniche in seta lunghe fino ai piedi o affusolati vestiti maxi con un ingegnoso sistema di incastri al posto delle cuciture. Per skinny gli americani intendono magro, mingherlino, mentre il giovane stilista di origine brasiliana allude piuttosto alla struggente fragilità che le sue creazioni riescono sempre a comunicare. Certo la magrezza delle modelle e i mostruosi calzari rasoterra potevano anche far pensare a un giardino di vergini suicide da rianimare a colpi di cheese cake. Molto più allegre e colorate le ragazze di Custo Barcelona, talentuoso designer spagnolo che questa volta ha saputo trovare una nuova misura nell’assemblaggio dei grafismi anni Sessanta con i luccicanti bagliori dei tessuti laminati, intrecciati all’acciaio oppure decorati dalle paillette in pelle effetto-specchio. Le sue lunghe palandrane abbinate con i chilometrici cardigan svolazzanti, avevano qualcosa della sofisticata eleganza di Irene Galitzine sdrammatizzata da una visione stilistica d’invincibile ottimismo.

Perfetta la collezione con cui Naoki Takizawa esordisce come griffe a sé stante dopo aver disegnato per anni le collezioni di Issey Miyake. Il maestro giapponese sarà sicuramente fiero dei risultati del suo allievo che ha costruito una serie di modelli meravigliosi utilizzando il poliestere più leggero del mondo, nylon intrecciato con fili di rame e argento oppure spalmato d’oro oltre a uno speciale trattamento chimico che rende la seta simile al lino. «Mi sono ispirato a icone d’indipendenza e creatività come Charlotte Rampling, Patti Smith e la pittrice Georgia O’Keefe» ha detto Naoki prima di mandare in passerella le sue poetiche creazioni. Molto diversa ma senza dubbio ben riuscita la sfilata di Zac Posen, enfant prodige della moda americana che ha proposto una raffinata alternanza di bianco, nero e tabacco per i modelli da giorno lunghi fino ai piedi. Quelli da sera erano un’esplosione di tinte forti e piene come giallo, rosso o verde, tranne l’uscita finale degli abiti nuvola.

Tutto sbagliato, invece, lo show di Marc Jacobs previsto per le nove di sera e cominciato con un ritardo di due ore. I vestiti (anche in questo caso lunghi o longuette) non erano male, ma l’idea dei pezzi di stoffe diverse cucite a caso sui veli trasparenti non è nuova e non è sua.

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