Silvia Cerioli
Walter Veltroni, quando si impegna, riesce a sembrare luomo più silenzioso del mondo. Sulla complessa vicenda Unipol, ad esempio, il sindaco di Roma per giorni e giorni è riuscito nella difficile impresa di evitare il benché minimo commento. Ha detto «no» alle interviste, definendo «prematuro» un suo intervento in tal senso. Si è poi deciso a difendere il Comune di Roma solo quando lo ha chiamato direttamente in causa Gianni Alemanno, ministro delle Politiche agricole e rappresentante di An. Non una parola nemmeno sulloperato della Legacoop, ai cui congressi non manca mai di partecipare da anni. Al contrario, ha lasciato che fosse il segretario generale dei Ds, Piero Fassino, a difendere la sua figura, chiamata in causa durante alcune conversazioni telefoniche dellaffaire Bnl-Unipol. Persino sulla «razza mattona», vale a dire gli immobiliaristi capitolini tanto attivi in ambito finanziario, Veltroni non ha detto nulla. Eppure, se cè un tema ricorrente, sui giornali come nei dibattiti politici delle ultime settimane, è proprio questa nuova generazione di imprenditori, tutti nati professionalmente a Roma, tutti esterni al «salotto buono» delleconomia e, quindi, poco interessanti per la sinistra. Il sindaco, in genere abituato a spaziare, negli ultimi dieci giorni ha scelto di evitare tutti i temi più scottanti del momento, riservandosi un rientro in grande stile verso fine agosto, con le primarie sempre più vicine. «Allora, avrò molto da dire», avrebbe confidato ai suoi. Un silenzio tattico, insomma. Tuttavia, su Stefano Ricucci il primo cittadino ha concesso un commento durante una recente puntata a Sabaudia. «Ci siamo incrociati a qualche cena - ha osservato - anche se non mi ricordo bene dove. Comunque, non abbiamo mai avuto rapporti personali.
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