Silenzio e lacrime tra i militanti «Ci siamo sentiti abbandonati»

Tra i giovani a Montecatini si diffonde il panico per la salute dell’ex premier. E quando lo vedono andar via da solo si rassicurano: «È stato davvero terribile»

Antonella Mollica

da Firenze

È stato il giorno della grande paura per il popolo di Silvio. Della paura e dello smarrimento. «Per la prima volta ci siamo sentiti abbandonati», racconta una militante fiorentina con la voce spezzata dal pianto. Per la prima volta il popolo di Silvio si è sentito orfano.
Lacrime, pianti sommessi e grida disperate dalla platea per incitare il leader a non mollare. Sono pochi i fotogrammi di questa giornata al cardiopalmo che sembra incoronare una volta di più Berlusconi leader insostituibile del partito azzurro: il presidente che parla, con la grinta di sempre, il presidente che insolitamente beve qualche bicchiere d’acqua durante il comizio, il presidente che capisce di stare male e con un gesto della mano chiama il medico fidato, il presidente che si accascia e viene portato via. Silenzio. Nessuno fiata, tutti con lo sguardo puntato come riflettori su di lui. Una manciata di minuti interminabili come il silenzio che diventa sempre più profondo. Parte un lungo applauso. «Forza Silvio, non ci puoi lasciare proprio adesso», urla qualcuno mentre sul palco si fa il vuoto.
Gli altri fotogrammi raccontano una platea prima sgomenta, poi in preda a timori e tremori: giovani con la testa tra le mani e gli sguardi persi nel vuoto ma anche l’anziano che sbatte la testa contro il muro chiedendo «perché?», le ragazzine con le maglie di Forza Italia che si stringono tra loro e piangono, persone sconosciute che si abbracciano come si fa con un amico di vecchia data per confortarlo di un dolore troppo grande, la donna che inveisce contro lo stress «che ce lo sta ammazzando».
Parte subito la caccia alle notizie. Come sta? Cosa succede? Iniziano a trillare i telefonini come impazziti. Chi è a casa chiama per sapere cosa è successo, chi è al palazzetto chiama per rassicurare. La tensione si allenta solo quando arrivano le prime notizie: Berlusconi sta bene, vorrebbe tornare sul palco.
«Ho parlato con Silvio Berlusconi mentre era sull’elicottero che lo riportava a Milano e stava già bene - dice il coordinatore regionale di Forza Italia Denis Verdini - Abbiamo anche scherzato. Che bel colpo di teatro, ci siamo detti...». Qualcuno in tempo reale riferisce che Berlusconi appena salito in macchina ha cominciato a raccontare le barzellette agli uomini della scorta. Le agenzie riprendono la battuta sul medico che l’ha soccorso - «ma chi sei tu? Bin Laden» - e allora tutti tirano un sospiro di sollievo, tutti capiscono che sì, è sempre lui e sta bene.
Quando esce con le sue gambe dal palazzetto riparte il tam-tam. «Sta bene, te lo giuro», dice alla mamma di 93 anni Carla Cavaciocchi, una donna che con orgoglio racconta di essere iscritta a Forza Italia dal ’93. «Silvio non venire più in Toscana hai capito? - dice come se lui potesse sentirla -. Qui ci sono troppe forze negative. Noi dobbiamo fare i conti tutti i giorni con quest’odio senza limiti nei confronti di Forza Italia». «Ho visto due omoni grandi e grossi piangere, faceva davvero effetto - racconta ancora -. La verità è che lo sentiamo come uno di famiglia. Lui è tutti noi e vederlo crollare così è stata come una coltellata. All’improvviso ci siamo sentiti come abbandonati».
I minuti trascorrono veloci e arrivano le buone notizie. Poco importa che Silvio si sia ripreso subito. Lo choc del popolo resta. «Vedere il presidente accasciarsi in quel momento è stato terribile - racconta un giovane di Forza Italia -: per un po’ ha dimostrato una grande forza, riuscendo a tenere sotto controllo la situazione fino a quando le forze non l’hanno abbandonato. Il silenzio di tomba seguito al malore è stato qualcosa di irreale che resterà sempre impresso nella mia mente». «Il tempo si è come fermato - racconta un altro militante - nessuno aveva il coraggio di muovere un dito. Sembrava di assistere alla scena di un film. Poi all’improvviso è scoppiato un applauso liberatorio. Volevamo fargli sentire la nostra forza, volevamo dirgli che eravamo tutti con lui».
«Abbiamo vissuto un autentico psicodramma collettivo», spiega il senatore di Forza Italia Paolo Amato. Uno psicodramma durato pochi minuti ma che ha avuto lo stesso effetto di un terremoto. «Non dimenticheremo facilmente questa giornata - assicura il senatore Amato -: aver vissuto un’esperienza del genere lascia il segno ma dimostra la profondità del legame emotivo e affettivo della gente di Forza Italia con il suo leader e rinforza la percezione che Berlusconi è insostituibile sul piano politico.

È anche vero che un episodio del genere accentua la sensazione della fragilità dell’uomo. Berlusconi esce dall’aura mitica per entrare in una dimensione più umana: è come noi, con tutti i limiti della natura umana. E questo, sono sicuro, rafforzerà ulteriormente il legame con il suo popolo».

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