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Il sillogismo scende in campo

«Ma ecco Archimede... passa a Socrate, Socrate indietro per Archimede che passa ad Eraclito, supera Hegel, avanza... avanza, cross di Eraclito, colpo di testa e gol! Ha segnato Socrate, e per Leibniz non c’è niente da fare. I Greci sono letteralmente impazziti!». La telecronaca della partita Grecia contro Germania, nata dalla comicità assurda dei Monty Python, è ormai un pezzo di storia. Undici filosofi con barba bianca e tunica e undici pensatori germanici, da Wittgenstein a Schopenhauer, con Marx che entra nel secondo tempo. Era il 1982, anno fatale anche per il calcio italiano.
Ancora oggi, filosofia e calcio possono sposarsi, o almeno ne è convinto Giancristiano Desiderio che ha appena mandato in libreria Il divino pallone. Filosofia dei piedi da Platone a Totti (Vallecchi, pagg.304, euro 12,75). È vero, per esempio, che il dialogo di Socrate assomiglia ad uno fraseggio veloce tra giocatori, con dribbling arditi. In fondo al dialogo, spesso, un gol. La verità, il concetto. È vero che il possesso della palla e il suo dominio rappresentano due dinamiche tipiche della società e quindi oggetti di studio della filosofia: se sostituissimo alla parola «palla» la parola «verità» ci troveremmo nel pieno di una discussione teoretica. Ed è vero anche che, come ogni sport, il profondo senso della partita si comprende soltanto giocandola. Come ogni esperienza è un oggetto di studio per chi non ne partecipa e un oggetto di autoanalisi per chi invece ne è protagonista. Per il resto, è curioso scoprire che Martin Heidegger giocasse a calcio come ala sinistra e che amava - quando già era famoso - intrattenere occasionali compagni di scompartimento in treno inneggiando alle doti di Franz Beckenbauer. O che Wittgenstein intuì la sua teoria dei giochi linguistici osservando una partita di calcio.
Il calcio, sempre lui. In queste settimane lo abbiamo visto con i nostri occhi: è davvero un sapere strutturato, in cui ci sono i maestri venerati, i guru, i professori, i praticanti, i dilettanti, in cui ognuno ha le proprie opinioni e gli esperti dialogano con i neofiti, rifacendosi alle dottrine passate, ai miti, alle verità acquisite, fino a creare per concrezioni successive la mole delle nuove conoscenze e la dialettica delle posizioni che saranno il sapere di domani. Così procede il calcio, così procede la filosofia. Solo che il calcio (ben più della filosofia) ha pervaso il nostro linguaggio ed anche - a volte - il nostro modo di intendere la realtà: il politico scende in campo, le idee si mettono in campo, l’interlocutore entra a gamba tesa, il presidente presenta la squadra di governo, il capufficio invece fa melina sull’aumento di stipendio e via di questo passo.
Filosofia e vita quotidiana: pare proprio che sia il trend di questi ultimi anni. Il fenomeno è interessante: una volta trovato (o ritrovato dopo secoli) l’aggancio della più teorica delle discipline con la realtà quotidiana, ecco che se ne intuisce subito l’utilità e la portata antropologica e sociale. Robert Rowland Smith, autore di Colazione da Socrate. Filosofia della vita in diciotto azioni quotidiane (Ponte alle Grazie, pagg. 232, euro 14,50), ha scritto un vero e proprio trattatello di filosofia.

Il professore inglese tratta i diversi argomenti, che vanno dalla psicoanalisi alla teoria della scelta, dalla morale alla logica, incastrandoli in diverse situazioni della quotidianità, come una visita dal dottore o il pranzo con i genitori, lo shopping o la prenotazione delle vacanze. La filosofia, scopriamo, è ovunque ed è più alla portata di quanto non immaginassimo spaccandoci la testa su Kant, ai tempi della scuola.

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