Roma - C’è un risultato elettorale rimasto sottotraccia e passato quasi inosservato in questa tornata di Amministrative. Un exploit avvenuto a Napoli che non ha conquistato i titoli dei grandi giornali come è successo con il populismo anarcoide e antipartitico del movimento dei grillini ma che appare destinato a rappresentare un passaggio fondamentale per la futura strutturazione del centrodestra in vista delle prossime elezioni nazionali. Basta scorrere le percentuali conseguite dalle liste schierate con Gianni Lettieri per rendersene conto. Qui, nella città partenopea, le due liste con la parola «Sud» nel loro nome hanno ottenuto nel complesso quasi il 9%: Forza Sud il 5,22% e Noi Sud il 3,57%. In pratica poco meno di quello che ha preso la Lega Nord a Milano. Il tutto senza avere alcuna esposizione televisiva a livello nazionale.
Se il voto all’ombra del Vesuvio doveva rappresentare un test per capire quanta voglia di novità ci fosse al Sud e verificare lo spazio per la costruzione di un partito meridionalista, l’esito è stato decisamente promettente. Ora, però, si apre la fase in cui si dovrà strutturare il nuovo progetto e trovare le giuste convergenze tra Noi Sud, il partito politico di stampo meridionalista di Vincenzo Scotti e Arturo Iannacone nato come scissione dall’Mpa di Raffaele Lombardo all’indomani dell’accordo di quest’ultimo con il Pd in Sicilia, e Forza Sud, creatura voluta da Gianfranco Miccichè e sposata con convinzione da Stefano Caldoro. Il calcolo strategico - condiviso in pieno da Silvio Berlusconi che avrebbe anche contribuito in prima persona al design dei simboli, dispensando alcuni consigli grafici e cromatici - è semplice: presentarsi con i simboli del Pdl e della Lega al Nord e con il solo simbolo del Pdl al Sud lascerebbe molto spazio d’azione all’Udc, ai movimenti meridionalisti e alla nascitura formazione politica di Luca Cordero di Montezemolo e aprirebbe un’enorme falla da cui drenare voti al bacino moderato battendo sul tasto dello sbilanciamento «settentrionalista». Se invece il progetto «sudista» si consolidasse, il Pdl manterrebbe la funzione di partito dal respiro nazionale, capace di rappresentare l’interesse complessivo del Paese e svolgere una funzione di cerniera tra regioni settentrionali e meridionali.
Per questo, all’interno di un perimetro ben preciso che è quello del rafforzamento del centrodestra, ci si sta muovendo per coinvolgere nel progetto altri soggetti forti come Giuseppe Scopelliti, Adriana Poli Bortone e forse Renata Polverini.
Chi non mancherà all’appuntamento sarà Mara Carfagna che dopo essere intervenuta per aprire la prima convention campana di Forza del Sud, su diretta sollecitazione di Berlusconi, non ha mai nascosto di guardare con grande interesse a una formazione che «potrebbe rappresentare lo strumento per tornare allo spirito del Pdl del ’94, quello riformatore e innovativo». Il profilo del ministro per le Pari Opportunità viene indicato, nei ragionamenti che si fanno in queste ore, come ideale per un ruolo di primo piano. E qualcuno già ipotizza per lei un incarico da portavoce nazionale.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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