Roma Duecentosessantadue pagine, prezzo 15 euro (ricavati in beneficenza), martedì l’approdo in libreria. L’editore? Mondadori. Il titolo? L’amore vince sempre sull’invidia e sull’odio. L’autore? Silvio Berlusconi. Già. Ma per comprenderne la ratio, tocca fare un passo indietro. Milano, 13 dicembre: Massimo Tartaglia scaglia sul volto del premier la statuetta del Duomo. Il progetto del libro, inconsapevolmente, di lì a poco inizierà a prendere forma. Lo spiega il diretto interessato, nella seconda di copertina: «Come ho detto scherzando qualche giorno dopo essere uscito dall’ospedale, penso di essere stato fortunato, perché avrei potuto passare Natale sottoterra: con la neve e il gelo che c’erano a Milano in quei giorni non sarebbe stato piacevole».
Fin qui la premessa, propedeutica, però, per capire il senso dell’operazione: «Da quel male è nato un bene» e «da quella sera sono stato fatto oggetto di un’attenzione e di un affetto che hanno dell’incredibile. Basti pensare che nei due giorni successivi ho ricevuto più di 50.000 messaggi via internet...». Così, «con segno di riconoscenza, ho deciso di raccogliere in questo libro una selezione dei tanti messaggi di sostegno e di incoraggiamento che mi sono giunti». Circa seicentocinquanta i testi brevi pubblicati, selezionati tra quelli arrivati a www.forzasilvio.it - il network ufficiale online di Berlusconi - con la supervisione del deputato Antonio Palmieri, curatore del libro e responsabile Internet del Pdl.
È una sorta di libro popolare, dunque, ben differente dalle tradizionali fatiche dei politici, in cui i messaggi dei sostenitori azzurri si incrociano con una «riflessione-appello», messa giù appositamente dal premier, e con alcuni contenuti extra (l’inserto a colori Il governo del fare, il testo del discorso per la «discesa in campo» e brani dell’intervento al congresso fondativo del partito unico). L’obiettivo non dichiarato, ma pare abbastanza evidente, è quello di diffondere, nel bel mezzo della campagna elettorale per le Regionali, una sorta di carta d’identità del Pdl. Che punti a spiegare la «filosofia del fare», architrave del pensiero berlusconiano.
Così, l’inquilino di Palazzo Chigi racconta: «Dopo l’aggressione, in molti mi hanno detto: ma chi te lo fa fare, un uomo nella tua posizione potrebbe fare mille altre cose e godere i frutti di una vita di lavoro, di sacrifici e di successi. Mi sono fatto anch’io questa domanda e la risposta è stata la stessa di sempre: l’Italia è il Paese che amo. E con l’amore e per amore ciascuno di noi può superare ogni ostacolo e realizzare il suo progetto e i suoi sogni». Archiviato il mantra buonista, Berlusconi allarga il respiro. «Il 2010 può essere l’anno nel quale uscire definitivamente dalla crisi», ribadisce, rilanciando sulle riforme: «Servono a dare una forte spinta in questa direzione, ma è necessario che tutti, specie coloro che hanno responsabilità nelle istituzioni politiche, economiche e della comunicazione, si mettano a remare nella stessa direzione, per il bene del Paese». In ogni caso, «nei prossimi tre anni porteremo a compimento quelle riforme che sono necessarie per migliorare la vita di tutti gli italiani» e «i nostri ministri e la nostra maggioranza in Parlamento lavoreranno senza sosta in questa direzione».
Dopo aver ricordato l’azione del governo sul versante scuola, il Cavaliere riapre «il cantiere della riforma tributaria». Un tema su cui puntualizza: «Proprio perché siamo all’uscita dalla crisi, dobbiamo tener conto dello stato di salute dei nostri conti e in particolare dei rischi connessi all’eccessivo aumento del debito pubblico. Ma la riforma del fisco si farà e manterremo l’impegno assunto con i nostri elettori: quello di ridurre le tasse entro la fine della legislatura».
A seguire, inevitabile un nuovo passaggio sulla giustizia: «Il nostro obiettivo rimane quello di dare finalmente al nostro Paese un sistema che funzioni, dove il cittadino sia tutelato e dove non accada che si debba attendere 16 anni per una sentenza di innocenza, come avvenuto di recente per l’onorevole Mannino. E tutto viene poi archiviato come se non fosse successo nulla, senza alcun risarcimento dei danni materiali e morali causati da una vicenda di questo genere».
E ancora. «Stiamo approfondendo la riforma istituzionale, non più rimandabile», scrive Berlusconi, anche se «non è sentita dalla gente, a eccezione della riduzione del numero dei parlamentari». Comunque sia, «è una riforma necessaria e imprescindibile per il funzionamento delle istituzioni. Sarebbe come se oggi la Ferrari volesse gareggiare con la stessa macchina del 1948». Insomma, «bisogna garantire decisioni chiare in tempi rapidi e con responsabilità certa», è il nocciolo della questione.
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