Simoncelli e Blardone: scusate il ritardo

Maria Rosa Quario

Primo Davide Simoncelli, secondo Max Blardone. Lo sci alpino italiano, uscito sbeffeggiato dall’Olimpiade torinese, torna in pista e fa il botto, doppietta nel gigante di Yong Pyong, Corea del Sud, dall’altra parte del mondo.
Nella notte fra venerdì e sabato, su una pista spazzata dal vento, in condizioni per nulla facili, i nostri due leader del gigante hanno messo in fila tutti, a cominciare da un altro grande deluso olimpico, il norvegese Svindal, per continuare con i protagonisti del Sestriere, da nonno Nyberg che fu quinto ai Giochi ed è stato quarto ieri, al campione olimpico Benny Raich, che sarà pure appagato, ma che senz’altro non si è risparmiato, tanto più che in ballo c’è ancora una coppa del mondo da conquistare, non quella assoluta, che l’austriaco ha già praticamente in tasca dopo la diserzione di Bode Miller, ma quella di gigante, di cui ieri ha perso il comando a favore di Blardone, che a due prove dalla fine (la prima è stata nella notte italiana), aveva 13 punti di vantaggio.
È stata gara vera, che i nostri hanno dominato, soprattutto nella seconda manche, miglior tempo a pari merito, 1’07’’06 contro l’1’07’’22 di Raich, bravo a recuperare dall’11° al 5° posto. Entrambi gli azzurri hanno commesso errori, soprattutto Davide è stato anche disturbato da un vento fortissimo, ma stavolta nulla li ha fermati. Secondo e terzo al termine della prima manche, con tanta rabbia in corpo Davide e Max hanno risalito una posizione a testa superando Svindal, primo a metà gara. «Dopo la delusione olimpica era davvero importante dimostrare, soprattutto a noi stessi, di essere forti. Riuscirci subito al primo tentativo è stata una gran bella soddisfazione» ha detto Simoncelli, alla seconda vittoria in carriera.
Meglio tardi che mai, dice il proverbio, ed è vero, molto peggio sarebbe stato confermare il brutto risultato olimpico, ma certo fa un po’ rabbia dover festeggiare una doppietta nel momento sbagliato, anche se pare chiaro a questo punto che i nostri all’Olimpiade abbiano patito la pressione e non certo un calo di forma. Ma nulla è perduto, pensiamo solo agli anni che Max Blardone ha impiegato per riuscire a reggere due manche consecutive, ai podi, alle vittorie buttate per la voglia di strafare o per la paura di sbagliare. Ora, almeno in coppa del mondo, Max c’è, e la dimostrazione è il pettorale rosso che in questa stagione ha già indossato più volte e che si spera indosserà fino alla fine. Max c’è, e con lui c’è anche Simoncelli, finalmente sul podio in una gara lontana, anzi lontanissima, dalla Gran Risa dell’Alta Badia, la sua pista magica, l’unica su cui finora era riuscito a vincere (una volta) e a centrare altri tre podi.
Ieri, oltre alla doppietta in cima alla classifica, la squadra italiana ha potuto festeggiare anche il miglior piazzamento stagionale in gigante di Giorgio Rocca, 17° e felice per aver raggiunto l’obiettivo di entrare fra i primi trenta mondiali della disciplina, cosa che gli permette ora di partire a ridosso del primo gruppo di merito. E peccato per Alberto Schieppati, uscito nella prima manche (come Moelgg e Deflorian) mentre viaggiava con il secondo miglior tempo.
Nella coppa femminile che fa tappa ad Hafjell, invece, Janica Kostelic ha messo subito il suo nome nell’albo d’oro della prima supercombinata fra superG e slalom, una prova inedita e tutto sommato non molto accattivante. Per la croata si è trattato della sesta vittoria stagionale in sei discipline diverse, un record che resterà nella storia.

Sul podio con lei le stesse dell’Olimpiade ma a parti invertite: seconda la Paerson che fu bronzo ai Giochi e terza la Schild. Migliore italiana Manuela Moelgg, 20°, mentre Nadia Fanchini è uscita in slalom dopo un buon superG (8° tempo).

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