Sindacati, ecco lo scandalo dei 730 a peso d’oro

In un anno i prezzi per compilare le dichiarazioni dei redditi sono cresciuti fino al 100% in più per i non iscritti. L’obiettivo? Aumentare il tesseramento. Cgil, Cisl e Uil hanno costruito un business da due miliardi

Sindacati, ecco lo scandalo dei 730 a peso d’oro

Roma - Per pagare meno tasse bisognerà pagare di più. L’ultima beffa per gli italiani arriva dai Caf, i centri di assistenza fiscale di Cgil, Cisl e Uil. Farsi compilare 730 e modello Unico costerà fino al 100% in più rispetto all’anno scorso, ma solo per chi non è iscritto. È un escamotage neanche tanto velato per spingere pensionati e contribuenti a iscriversi al sindacato. Paradossi della crisi: come se i 500 milioni incassati l’anno scorso tra rimborsi dell’Erario e costo della prestazione non bastassero i sindacati, che dovrebbero stare dalla parte del lavoratore, battono cassa. Il caso più eclatante è quello della Uil di Frosinone, dove l’aumento del 100% del costo della prestazione (ovviamente per i non iscritti) è stato messo nero su bianco in bacheca, con tanto di spiegazione. «Ho chiesto il perché - dice al Giornale Giacinto G. - e loro mi hanno risposto che l’iniziativa mira a invogliare la gente a tesserarsi».

Per i 25 milioni di contribuenti italiani alle prese con Cud, aliquote e detrazioni è in arrivo una primavera molto «calda». Non è la prima volta che succede, anche se la difficile situazione economica avrebbe forse reso necessaria un po’ più di prudenza. Se si torna indietro di qualche anno si scopre che dal 2004 a oggi i costi sono praticamente raddoppiati quasi ovunque. È aumentato il numero delle detrazioni fiscali disponibili e dunque la «complessità» della singola dichiarazione. Rivolgersi a un Caf a caccia di bonus fiscali è una necessità. Se qualche anno fa era difficile trovare chi chiedesse più di 50 euro, oggi i prezzi per le singole prestazioni possono variare, da città a città: si va dai 120 euro per un 730 di un co.co.pro a Milano agli 80 di Bergamo, dai 75 ai 90 di Torino, dai 30 agli 82 di Genova, mentre a Roma i prezzi oscillano tra i 42,50 euro (a seconda del reddito) e i 70 euro. Le tariffe più bassi sono al Sud. A Reggio Calabria la Cisl si accontenta di 50 euro, a Messina ne bastano 35. Ma è il confronto con l’anno scorso che, in qualche caso, diventa impietoso. Un lavoratore co.co.pro che deve presentare il modello Unico l’anno scorso spendeva 85 euro, quest’anno la cifra sale a 120. Indipendentemente dal reddito (misero) di chi è precario. Alla Cgil si accontentano di 77 euro mentre l’anno scorso, per la stessa tipologia di reddito, ne bastavano 60. Per chi invece è tesserato il costo oscilla tra i 12 e i 28 euro, a seconda del reddito. Diverso il discorso per i pensionati, che in qualche zona d’Italia conservano ancora il privilegio di non pagare nulla, specie se monoreddito. Il minimo richiesto per la compilazione è di 15 euro, ma in un Caf di Milano per un 730 sono arrivati a chiederne 90, indipendentemente dal reddito dichiarato nel 730. Chi vive a Roma può «cavarsela» con 40 euro, purché la sua pensione sia inferiore ai 40mila euro l’anno di imponibile.

Questa babele di prezzi non avrebbe ragione di esistere, perché le segreterie, a livello nazionale, stabiliscono delle tariffe di massima. Ma è anche vero che la maggior parte dei Caf sono società a responsabilità limitata, sostanzialmente autonome dal punto di vista della gestione dei clienti e dunque, se vogliono, hanno ampio margine per decidere se e a chi praticare qualche sconto. Insomma, c’è chi ci marcia, chi alza la posta in base al reddito (anche tra iscritti), chi invece aumenta fino al 30% il prezzo di partenza a seconda della «complessità della dichiarazione» (figli a carico, sconti per ristrutturazione casa, ecc.) o chi offre uno «sconto» a chi presenta più di una dichiarazione (padre, madre, figlio) o una dichiarazione congiunta. Sono quelle che fanno più gola ai Caf, perché sono quelle più vantaggiose. Ogni centro di assistenza fiscale, infatti, incassa dall’Erario 15 euro per ogni dichiarazione semplice e 30 euro per quella «congiunta». «Noi alla Uil - dice un’impiegata - cerchiamo di tenere i prezzi più bassi per spingere la gente a venire da noi». E una volta seduti, 730 alla mano, convincere il malcapitato contribuente che in fondo iscriversi al sindacato conviene, è un gioco da ragazzi.

«È vero che costa tanto - ammette off the record un impiegato Cisl - ma è anche vero che ci si può presentare con la dichiarazione già compilata. E in questo caso non si paga nulla.

Anzi, se ci sono degli errori provvediamo alla correzione». Gratis? No. Non importa che siano da matita rossa o blu, ci vogliono tra i 15 e i 30 euro. E pensare che i soldi spesi per compilare la dichiarazione dei redditi non si possono scaricare...

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