Il primo accordo c'è nell'essere d'accordo che il «sindaco ha dato la massima disponibilità per far sì che una mozione analoga a quella approvata a Padova venga discussa anche dal Comune di Genova, Comune in cui il sindaco ha dimostrato massima apertura in materia». Lo dicono Michela Tassistro, presidente della commissione consiliare alle Pari opportunità del Comune di Genova e donna «forte» dell'Ulivo (fu capolista alle scorse elezioni), il consigliere verde Luca Dallorto, la consigliera regionale Cristina Morelli e il presidente nazionale della Lega italiana nuove famiglie Alessandro Zan. Tutti insieme infatti hanno proposto a Marta Vincenzi di portare in consiglio una mozione sull'anagrafe delle coppie di fatto e «il sindaco si è detta molto favorevole» insiste Tassistro. Così dopo Padova, e dopo le recenti approvazioni a Bari, Venezia e Bologna anche a Genova sarà possibile per coppie eterossessuali, ma anche omosessuali, che convivono per «ragioni affettive» ricevere un certificato dall'anagrafe e ottenere conseguenti servizi dal Comune. Per esempio? Accedere alle graduatorie per gli alloggi popolari, certificare gli anni di convivenza e aumentare il punteggio per ottenere un figlio in adozione (per cui restano comunque necessari almeno tre anni di matrimonio), o ancora la possibilità di ottenere dati tutelati da privacy in casi di necessità e avere libero accesso negli ospedali in caso di ricovero del convivente. Questo almeno è quanto promettono Tassistro e Zan. Tanto più che Zan ricorda come il Tar abbia giudicato legittima la il provvedimento di Padova e le polemiche erano solo «fraintendimenti giornalistici».
Il sindaco in tarda serata conferma e spiega che «sulla questione va convocata una consulta in cui non siano presenti solo famiglie cattoliche, ma anche altre realtà per tutelare nei servizi tutte le tipologie di famiglia che esistono e perché è giusto eliminare sofferenze per tutte quelle persone che convivono per ragioni affettive». Poi però aggiunge che «il Comune non può fare più di tanto in materia e può agire solo sui servizi per un'iniziativa che non si addentra nello scontro ideologico, ma per problemi che vanno affidati laicamente».
Intanto la voce nei corridoi di Tursi già impazza. Preoccupati diversi consiglieri di minoranza. Il consigliere azzurro Nicola Pizio ricorda di aver presentato un'interpellanza l'11 luglio in materia, per ottenere garanzie dal sindaco e conoscere la posizione della maggioranza su questa questione. «Sarebbe un atto grave anche dal punto di vista simbolico, un affronto per la città in cui il vescovo è anche presidente della Cei» tuona Pizio. «Stupore e preoccupazione» anche da parte del capogruppo di Forza Italia Raffaella Della Bianca, dal capogruppo di An Aldo Praticò, e dal capogruppo Udc Vincenzo Lorenzelli. «La giunta Vincenzi conferma la scarsa sensibilità e considerazione nei confronti delle famiglie e di tutti coloro che riconoscono in essa i valori fondamentali della società civile» attacca Della Bianca. Non a caso il sindaco ricorda che «oggi esistono 21 tipologie di famiglie e va tenuto conto di tutte queste realtà».
Alessandro Zan, che tra l'altro è consigliare comunale a Padova dice che «si tratta semplicemente di far sì che si rilasci un certificato per un registro che è già previsto per legge». Poi però c'è la questione dei nuovi servizi «su cui è giusto si apra un dibattito in consiglio» precisa Vincenzi. «Sono stupita - interviene lavvocato Anna Maria Panfili del Forum ligure delle famiglie -.
Il provvedimento ora come sottolineato dal sindaco, dovrà passare attraverso la commissione consiliare sulle Pari opportunità e quella per le Politiche Socio Sanitarie e infine discussa in consiglio.
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