La sinistra ancora divisa Bersani ammicca all'Udc ma Vendola fa le bizze

L’idea di Bersani è affondare i colpi sulle divisioni della maggioranza. In realtà il Pd non trova nemmeno un punto di contatto con gli alleati. Il Pd continua a corteggiare il Terzo polo e Vendola soffre di solitudine

La sinistra ancora divisa 
Bersani ammicca all'Udc 
ma Vendola fa le bizze

Roma - Il giorno dopo lo sbotto d'ira di Umberto Bossi contro il premier Silvio Berlusconi, ci si aspettava un dura reazione della sinistra. Ma dall'opposizione non è che arrivato un confuso sbadiglio. L’idea di Pier Luigi Bersani è, infatti, affondare i colpi sulle divisioni della maggioranza. Un'idea che sembra solleticare i vertici del Pd anche se le parole di sostegno ai bombardamenti pronunciate ieri mattina dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano inducono alla cautela. In realtà i Democratici rischiano un autogol clamoroso dal momento che, oltre ad apparire divisi sui programmi elettorali, non trovano nemmeno un punto di contatto sulle allenze con cui presentarsi alle amministrative. Ancora una volta Berlusconi può solo dire: meno male che c'è questa sinistra!

Il punto di rottura è proprio quella Santa Alleanza che racchiude tutte le forze anti berlusconiane. Dalla sinistra radicale ai dipietristi, dai finiani ai centristi. Una vera e propria accozzaglia che ha già dimostrato di essere tutt'altro che vincente nell'esperienza fatta in Sicilia da Raffaele Lombardo. Eppure Bersani va avanti a corteggiare il Terzo polo nella speranza di assicurarsi l'appoggio in Comuni, come Milano, in cui il piddì ha basse speranze di vittoria. L'Udc chiude la porta, mentre i futuristi si logorano nell'incertezza - divisi tra chi vorrebbe un ritorno in area centrodestra e i falchi che, invece, urlano "Con Berlusconi mai!". 

La sinistra radicale non sta a guardare. E Nichi Vendola passa dai maldipancia alle accuse: "Il problema è il Pd, un partito che rischia di fare come il protagonista di Aspettando Godot. Loro aspettano il terzo polo". In un'intervista al Fatto, il leader del Sel racconta di aver chiesto a Bersani di fare un cantiere per costruire il nuovo centrosinistra. Un'agenda comune per riportare l'asse della coalizione ancor più a sinistra. "Mi ha risposto che è già oltre - sbotta il governatore della Puglia - ma oltre cosa? Noi stiamo ancora nell’al di qua, compreso il Pd". Per Vendola, il punto centrale - il punto da cui partire - sono proprio le primarie, "lo strumento ideale, che libera un’energia straordinaria". "Anche il programma deve essere scelto dal popolo di sinistra, non scritto al chiuso delle segreterie". Ma proprio sulle amministrative Bersani rischia di rimanere indietro, in eterna attesa del responso del Terzo polo che nicchi e aspetta i ballottaggi per vedere il da farsi. "La proposta di una grande alleanza è un gigantesco favore a Berlusconi", spiega Pier Ferdinando Casini. 

Il problema è che Bersani sembra non accorgersi dei continui strappi a sinistra dei suoi stessi alleati. Non solo di quelli più radicali, ma anche dei dipietristi. Il leader piddì assicura: "Noi divisi? E' una leggenda metropolitana, siamo un partito come tanti ce ne sono nel mondo. Non abbiamo un padrone e quindi discutiamo tra noi. Ma lo facciamo in modo ben più compatto di quanto non accada nella maggioranza". Sarà. Tuttavia i quotidiani strappi dell'Idv non fanno che aumentare le distanze tra i gruppi parlamentari. Anche sulla missione in Libia la sinistra "pacifista" non riesce a trovare il punto di contatto. Anzi. Riesce a farsi scavalcare dall'Idv che con Antonio Di Pietro urla al governo di "sciogliere le camere" perché "la maggioranza non c'è più". "Siamo contro i bombardamenti a iosa, ’ndo cojo cojo - spiega l'ex pm - è necessario intervenire per portare solidarietà ai civili che soffrono, non bombardare a caso, perchè le bombe non sono mai intelligenti".

Ogni voto in parlamento diventa, infatti, l'occasione per minare la leadership di Bersani.

"Il segnale è che bisogna cambiare agenda: lavoro, occupazione giovani, servizi sono i temi che interessano il Paese - assicura Bersani - non Berlusconi sì o Berlusconi no". Eppure, ancora una volta, l'unico collante che può saldare nuovamente il centrosinistra, resta l'antiberlusconismo. Lo hanno dimostrato anche nel dibattito sulla futura volata del Cav al Quirinale.

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