da Roma
Inaccettabile, criticabile, singolare, per citare i commenti più soft. Provocazione, schiaffo, affronto, sintetizzando quelli più pesanti. La lettera di sei ambasciatori sulla missione in Afghanistan, per lUnione è tutto questo e ancora di più.
E chi invece lapprezza, come il leader An Gianfranco Fini, merita aspre critiche. «È stupefacente - attacca Giovanni Russo Spena del Prc - che chi è stato ministro degli Esteri dimostri così poco interesse per lautonomia dellItalia». Daltronde, aggiunge, negli anni di governo Berlusconi, «di autonomia se ne è vista ben poca, e lalleanza è stata spesso scambiata con la sudditanza». Angelo Bonelli dei Verdi sostiene che la Cdl vuole unItalia a «sovranità limitata». Per il sottosegretario agli Esteri Gianni Vernetti (Margherita) la vicenda è chiusa. In unaudizione alla Camera dice di condividere «pienamente» le dichiarazioni sull«irritualità» del gesto del premier Prodi e dei ministri Parisi e DAlema.
Il presidente Ds della commissione Esteri della Camera, Umberto Ranieri, precisa che avrebbe considerato lintervento degli ambasciatori «uno strappo alle regole anche se fosse avvenuto negli anni in cui a governare il Paese era il centrodestra». E Pino Sgobio del Pdci parla di «schiaffo al parlamento italiano».
Mauro Fabris dellUdeur ricorda che lItalia ha sempre rispettato i suoi impegni, ma per Nello Formisano dellItalia dei Valori, lUnione deve ritrovare «la retta via in conformità al programma». La lettera, sottolinea il collega di partito Massimo Donadi, rappresenta «un monito allUnione per non trattare le questioni di politica estera come beghe interne».
«Si è trattato di un intervento grave che colpisce la sovranità e la libertà del dibattito politico italiano», attacca Jacopo Venier, del Pdci.
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