I nostri avversari, dopo la grande manifestazione di piazza San Giovanni in Laterano, ci rivolgono continuamente l’accusa di populismo, come se fosse un tratto negativo della nostra politica, della politica di Berlusconi. Fanno bene a rimproverarci di essere dei populisti, perché effettivamente il nostro unico punto di riferimento è il popolo, nel senso più alto e nobile della parola.
Il popolo è il fondamento della democrazia. La democrazia nasce dal popolo, per il popolo. Le sentenze della giustizia sono pronunciate in nome del popolo. Il popolo è il custode di una storia, di una tradizione, dell’identità di una Nazione.
Il nostro caro don Gianni Baget Bozzo, che forse continua a trepidare da lassù per le sorti del nostro movimento politico e per il destino dell’Italia, non mancava mai di ricordare che proprio il popolo italiano, nei momenti decisivi e cruciali della nostra storia, ha scelto la libertà contro il totalitarismo, ha scelto la democrazia contro il comunismo, ha scelto i valori della tradizione cristiana contro i nemici della nostra civiltà.
Perciò quando ci accusano di populismo in realtà ammettono di essere contro il popolo, di diffidare sempre del popolo, di considerarlo alla stregua di un bambino bisognoso di una guida, di un’avanguardia depositaria del sapere, della cultura, del bene, del fine della storia.
È per questo che disprezzano tutto quello che il popolo fa e pensa, è per questo motivo che ignorano quello che il popolo desidera e spera, è per questa ragione che non considerano le esigenze e i bisogni reali dei cittadini.
Per noi è vero il contrario. Per noi la volontà del popolo, dei cittadini è sacra, è inviolabile, è il frutto di una saggezza antica e di una profonda intelligenza.
Non anteponiamo la nostra volontà a quella del popolo, né quella dello Stato al popolo, tanto meno quella dei partiti al popolo. Per noi lo Stato, i partiti, la politica hanno una funzione positiva quando si mettono in ascolto e al servizio della volontà del popolo.
Per noi rispettare il popolo significa innanzitutto rispettare le scelte degli elettori. In secondo luogo questo significa per noi l’obbligo assoluto di non tradire gli impegni assunti con gli elettori.
Per la sinistra invece gli impegni presi durante la campagna elettorale sono carta straccia. Per la sinistra ha valore solo quello che, in un determinato momento, conviene agli interessi del partito. Si tratta dunque di una filosofia, di una cultura, di una mentalità che è agli antipodi della nostra.
Per queste ragioni dunque siamo il Popolo della Libertà.
Da quando il Pdl è nato, abbiamo ottenuto continui successi, in tutte le tornate elettorali, nazionali e locali. E sono certo che anche queste elezioni confermeranno la fiducia che il popolo italiano ha verso di noi.
Forse l’amalgama del nuovo partito non è perfettamente riuscita o non è ancora completata a livello dei quadri nazionali, ma il popolo del centrodestra non è mai stato così unito e solidale, come si è visto anche in piazza San Giovanni in Laterano.
Nessun processo di unificazione nella storia italiana ed europea è stato semplice e facile. Unificare tradizioni, storie, organizzazioni e personale politico diverso è sempre un processo complicato, che richiede pazienza, buon senso e tanta sapienza politica.
Nel nostro caso, tuttavia, gli sforzi che abbiamo compiuto in un arco di tempo molto breve hanno consentito di raggiungere risultati importanti.
Certo molto resta ancora da fare. Ma dobbiamo essere soddisfatti del lavoro che abbiamo fatto fino ad ora. Per il futuro dobbiamo essere ottimisti: il popolo ci indicherà la rotta da seguire, basterà ascoltarlo per non smarrire la strada che abbiamo intrapreso. Il traguardo del Pdl è un traguardo irreversibile, da cui non si torna indietro.
La prospettiva storica da cui nasce il Pdl è il rafforzamento della democrazia e del bipolarismo nel nostro Paese.
Il Pdl è perciò la garanzia più forte contro il ritorno al passato, è il baluardo più forte contro le tendenze allo sgretolamento e alle minacce di divisioni politiche e territoriali.
Chi, come l’Udc, scommette sulla sconfitta del bipolarismo, lavora per il ritorno a un sistema politico fondato sul primato dei partiti piuttosto che sulla libera scelta degli elettori.
L’Udc di Casini non ha una politica, attende la fine del bipolarismo e la crisi del Pdl, per tornare alla vecchia politica, che è all’origine della corruzione, del clientelismo, dell’ingovernabilità e della spesa pubblica fuori controllo che abbiamo ereditato.
L’unica politica di Casini è divenuta la politica dell’opportunismo, della convenienza, della negazione di quei valori e di quei programmi che fanno parte del Ppe.
L’Udc ha abbandonato il popolarismo europeo per sostenere gli atei e gli anticlericali come la Bresso in Piemonte e i giustizialisti come Di Pietro. Questa politica è miope e ha imboccato una strada senza uscita.
Una politica che guardi agli interessi dell’Italia non può non avere la vocazione al rafforzamento del bipolarismo e della democrazia dell’alternanza, in coerenza con i sistemi politici di tutte le grandi democrazie dell’Occidente.
Il Pdl ha anche un’altra missione da svolgere: quella di rappresentare l’unica grande forza politica nazionale, in grado di farsi interprete degli interessi nazionali.
Rafforzare il Pdl, anche in queste elezioni regionali, significa garantire la stabilità, la governabilità e l’unità dell’Italia.
*Coordinatore nazionale Pdl e ministro dei Beni culturali
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