La sinistra ha un nuovo guru: Berlusconi

Antonio Signorini

da Roma

La moda degli esperti di campagne elettorali importati dai Paesi anglossassoni è morta e sepolta. Per le politiche 2006 la sinistra italiana ha scelto uno spin doctor d’eccezione. Un consulente al quale tutti riconoscono doti da grande comunicatore, che ha il pregio di non costare nulla e che ha come unico difetto quello di guidare la coalizione avversaria: Silvio Berlusconi. Già da qualche giorno le comparsate mediatiche dei politici seguono uno schema preciso e sempre più prevedibile: il presidente del Consiglio batte la pista, presenziando a programmi televisivi e radiofonici, soprattutto d’intrattenimento. Subito dopo parte la protesta del centrosinistra contro l’iperattivismo mediatico del premier. Infine i leader dell’Unione si prestano alle medesime performance televisive.
Un fenomeno che non si può spiegare con la par condicio visto che farà sentire i suoi effetti solo con lo scioglimento delle Camere. Si tratta semmai di un riconoscimento implicito delle qualità comunicative del premier, come dimostra anche la vicenda del «Patto» che l’Unione intende stipulare con gli elettori. Una cosa molto simile al «Contratto con gli italiani» di Berlusconi, tanto che il segretario Ds Piero Fassino si è subito affrettato a precisare che si tratta di una cosa diversa rispetto all’accordo che il premier firmò in diretta Tv nel 2001. «Anche noi dobbiamo fare una cosa chiara», ha detto il leader della Quercia. I temi del Patto sono l’economia, il lavoro, la famiglia. E gli slogan sono più o meno quelli che campeggiano nei cartelloni «sei per tre» della Quercia che già campeggiano sulle strade.
E proprio le affissioni, che fanno parte da sempre della cassetta degli attrezzi elettorale di Berlusconi, saranno centrali nella strategia di Prodi. L’Unione non ha ancora definito le strategie, ma è già stato impegnato un milione e mezzo di euro per prenotare i maxiposter. Si cercano slogan efficaci. Come il «Meno tasse per tutti» che ha fatto vincere il centrodestra quattro anni fa, verrebbe da dire. Ma per il momento gli unici messaggi visibili sono quelli della Quercia. Come «Oggi devolution, domani Italia. Domani è un altro giorno». C’è da scommettere che la ricerca di una formula più efficace e sintetica continuerà anche nelle prossime settimane.
Per il momento gli sforzi di tutti sono concentrati sulla televisione e sulla radio, che si sta imponendo come la vera protagonista delle politiche 2006. Più che rivendicare, cronometro in mano, spazi nella Tv di Stato, i contendenti preferiscono conquistare una finestra nel corso del programma radiofonico di Fiorello. L’idea è venuta a Berlusconi. Prodi ha seguito a ruota, approfittando dell’occasione anche per riparare alla seconda gaffe del «non abiterei mai a Roma». Ambitissimo il «Senso della vita» di Paolo Bonolis. Lì le danze le ha aperte Walter Veltroni, il Cavaliere è arrivato dopo. E Fassino che ha accusato Berlusconi di aver occupato militarmente il piccolo schermo? La contabilità delle sue apparizioni l’ha tenuta il portavoce del premier Paolo Bonaiuti: 12 in pochi giorni, tra Che tempo che fa, Porta a Porta, Ballarò, Otto e mezzo, Primo Piano, Matrix, Batti e Ribatti e C’è posta per te. Verrebbe da pensare a un suicidio editoriale per Mediaset e Rai. Ma i dati sugli ascolti smentiscono quella che potrebbe sembrare un’ovvietà. La politica-intrattenimento va più che bene.

Il faccia a faccia tra Francesco Rutelli e Pier Ferdinando Casini, per esempio, ha fatto impennare gli ascolti delle Iene. Lo share, quando il presidente della Camera ha confessato di aver fumato una canna con i compagni di scuola, è balzato dal già alto 15,9% al 20.06%.

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