La sinistra vuole «graziare» anche Battisti

La sinistra vuole «graziare» anche Battisti

da Roma

Vogliamo Cesare Battisti in Italia, ma garantiamo di non fargli scontare l’ergastolo, cui è stato condannato per quattro omicidi negli Anni di Piombo. Il ministro della Giustizia Clemente Mastella chiede al Brasile di estradare l’ex-terrorista, arrestato a marzo a Copacabana, precisando che il sistema italiano di fatto non prevede il carcere a vita, grazie ad una serie di benefici: permessi, semilibertà, liberazione condizionata, liberazione anticipata, possibilità di svolgere lavoro fuori dall’istituto di pena.
A Via Arenula si spiega che la richiesta è stata scritta così per evitare che le autorità brasiliane la respingano, visto che nel Paese sudamericano non è prevista la condanna a vita. E, rispondendo alle dure proteste dei familiari delle vittime, una nota del ministero sottolinea che non si tratta di «sottovalutazione dei gravissimi reati commessi da Battisti» ma dello strumento per ottenerne l’estradizione, indicando «le ragioni per le quali la disciplina legale dell’ergastolo vigente in Italia è pienamente compatibile con le pertinenti disposizioni della convenzione bilaterale di estradizione e con il diritto penale brasiliano».
La risposta è, in particolare, per Alberto Torregiani. Il figlio del gioielliere ucciso da Battisti nel 1979 si augura che quella di Mastella sia «una mossa strategica» per ottenere l’estradizione di Battisti, non il «sotterfugio di chi non ha carte in mano». Altrimenti, dice, il Guardasigilli dovrebbe dimettersi. Torregiani aggiunge che avrebbe apprezzato di più una lettera del ministro ai parenti delle vittime «per ribadire la sua volontà di applicare con fermezza le norme, le leggi, con l’obiettivo di rendere giustizia, di punire quei crimini». Amareggiato e sconcertato è anche il figlio di un’altra vittima di Battisti, un macellaio ucciso nel ’79. Adriano Sabbadin non si aspettava queste parole da Mastella: «Viviamo in un Paese dove se ti dimentichi uno scontrino fiscale vieni perseguito. Chi si macchia di delitti come questi invece pare venga “elogiato”. È come se gli dicessero che viene estradato solo per delle briciole». Bruno Berardi, presidente dell’Associazione familiari vittime del terrorismo Domus Civitas, denuncia un caso Baraldini all’inverso: per far rientrare la terrorista Silvia, arrestata dagli americani, l’allora ministro Diliberto assicurò agli Usa che avrebbe scontato il resto della pena nelle nostre prigioni, mentre è presto uscita. E Battisti, 52 anni, pluriomicida condannato, uscirà anche lui?
Pure il predecessore di Mastella, il leghista Roberto Castelli, ricorda il caso Baraldini e definisce quella di Mastella «la via traversa dell’italiano furbetto, una cosa alla Alberto Sordi». Piuttosto, ci si basi sui trattati internazionali per chiedere l’estradizione tout court di Battisti. Castelli ricorda inoltre a Mastella che «non può garantire quello che non dipende da lui, ma dalla magistratura», cioè le pene alternative al carcere.
Silvana Mura dell’Idv teme che per far estradare Cesare Battisti gli si faccia scontare «quei pochi anni di detenzione che farà in una lussuosa suite di qualche grande albergo». E avverte: «Se l’ergastolo deve essere una pena fittizia anche per i pluriomicidi che non si sono mai pentiti e per giunta sono evasi, meglio eliminarlo dai codici». E introdure, magari, una norma che imponga per accedere a trattamenti premiali anche corposi risarcimenti ai parenti delle vittime.


L’ex militante dei Proletari armati per il comunismo è evaso 26 anni fa da un carcere italiano e si è rifugiato a Parigi, diventando un noto scrittore di libri noir. La sua latitanza in Francia è durata fino al 2004, quando è caduta la copertura della «dottrina Mitterrand» e ha fatto perdere le sue tracce.

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